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giu 02

Primavera Sound 2012 – LoG#2

Wavves

Log#2 – I can fearless

Ho visto i Death in Vegas. Èsuccesso il 2 giugno 2012, verso le 2.30 circa. Mi trovavo al palco Mini del Parc del Forum, durante il Primavera Sound 2012. Ma in definitiva ero lì perché sapevo che era arrivato il mio momento, il mio turno. Era dal 1998 che aspettavo questo live, l’attesa era cresciuta esponenzialmente durante gli ultimi anni, ma non ho mai avuto occasione di incrociare le mie strade con una band leggendaria. Finalmente le onde cosmiche di Richard Fearless e degli altri membri della band mi avvolgono completamente fin dall’incipit di Your Loft My Acid, registrata personalmente su video ma non a disposizione del pubblico in quanto catalogata come top secret. Dovete continuare ad immaginarveli i Death in Vegas, oppure, quando avrete l’occasione, dovete andare a vederli. I brani sono corposi, voluminosi e maestosi come non me li sarei mai aspettati: il volume è elevatissimo e la versione live di Death Threat, tratta dal monumentale The Contino Sessions tira giù tutto il Mini, il Primavera, Barcellona e la Spagna intera.
Per la foto del giorno vi accontenterete invece dei Wavves. La band americana ci attira da lontano con una cover perfetta di 100% dei Sonic Youth, che stuzzica notevolmente le nostre corde interiori. Il valore della band è notevole, lo sapevamo già, ma alcune indiscrezioni e notizie degli ultimi tempi ce li avevano fatti inquadrare in un’ottica diversa. Intuibile dal commento quanto mai azzeccato di Giovanna secondo la quale si vede che sono un po’ commerciali. A dispetto delle apparenze, e delle passate apparizioni al Primavera (finite a quanto pare abbastanza male, per la giovane band), l’esibizione dei Wavves è una delle cose più interessanti a cui abbiamo assistito questa sera: la memorabile versione di Green Eyes ci convince definitivamente e nel breve lasso di tempo a disposizione per vedere i 4 scalmanati le sensazioni sono più che positive.
Ed a proposito di gruppi indie con propensioni da grande pubblico la palma d’oro della serata va senz’altro ai The Drums, almeno ex aequo con i Wavves. Le note di chiara derivazione Smiths, così come la voce ed i coretti à la Morrisey di Jonathan Pierce danno mucho gusto alla serata e ci tengono incollati al palco del Ray Ban per una buona ora almeno. Con gran soddisfazione del pubblico, venuto numeroso ad ascoltare pezzi tratti dal nuovo Portomento, trascinanti come Money e Best Friend, oltre alla più nota Let’s go Surfing. I ritornelli resteranno impressi nelle nostre menti per i giorni a venire, rendendo giustizia alla nostra fede immutabile ed indubbia nel programma del Festival.
Che a dire la verità aveva cominciato a vacillare un po’ nel primo pomeriggio con l’annuncio della cancellazione dello show dei Melvins, che fa il paio con quella degli Sleep la sera prima. Inoltre non riusciamo ad arrivare in tempo neanche per il nostro amico Rufus Wainwright e neanche per gli I Break Horses, band di indubbio talento di cui avremmo modo di parlare (si spera) in un’altra occasione. A darci il benvenuto sono invece gli Afrocubism, che si sposano bene con gli influssi artistici della città che li ospita, e che ci accolgono con un etno-folk da antologia. Il tempo di prendere un paio di perritos calientes e fuggire dalle devastanti sonorità dei Lisergy, e ci si ritrova sotto il Pitchfork per ascoltare i volumi più bassi ma anche più accativanti dei The war on drugs, il cui approccio indie si inserisce in un contesto trasognato da brividi. Ma è solo lo spazio di un attimo prima di tornare al San Miguel, perché è venerdì e quindi ci attendono i The Cure pronti ad accoglierci con pezzi da antologia come una notevole Lullabyed una estasiante Just like heaven. Le sonorità dark-wave di Robert Smith e la sua figura mitologica e lunare sono una delle principali ragioni per cui stasera si assiste ad un pienone a cui invece non avevamo assistito il giorno prima.
Del resto abbiamo già detto, a parte qualche altro inconveniente come l’impossibilità di raggiungere i The Ganjas in tempo per il loro show e della sorpresa chiamata Ed Wood, che sconvolgono i pochi presenti al palco Adidas Original verso la mezzanotte. Perché qui, come preventivato ed ormai assodato, le incognite e le rivelazioni non mancano mai.

Frase del giorno: “Beh, si vede che sono un po’ commerciali”, Giovanna stupisce tutti con questa sua veritiera affermazione sui Wavves.

Band rivelazione della serata: Ex aequo Wavves e The Drums, l’indie commerciale risale posizioni in classifica.

Scena del giorno: il tassista pakistano ci impone a fine nottata di far salire un altro passeggero a bordo in modo da guadagnare di più. Incredulità e disagio.

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