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ott 07

Kalweit And The Spokes – Mulch

Quante volte, negli ultimi anni, vi è capitato d’ascoltare un disco, uscito nello stesso periodo, che fosse capace non solo di coinvolgermi musicalmente, ma – soprattutto – che fosse in grado di rapirvi l’animo grazie ad una capacità evocativa, lirica e sonora, tale da spaccarvi il petto in due, portando in superficie, non solo cuore e polmoni, ma rabbia, dolore e frustrazione come fossero lontani compagni perduti?
Personalmente, quei lavori possono contarsi «come d’autunno, sugli alberi, le foglie» (beccatevi la citazione colta, che di questi tempi – se non ne fai almeno una a pezzo – i lettori più intransigenti potrebbero  quasi pensare che non sei abbastanza chic da poter scrivere online).
Fortunatamente (per me e per voi), i Kalweit And The Spokes, guidati dalla carismatica Georgeanne Kalweit, già autori del sensazionale Around The Edges (uscito nel 2010, se non vado errato), sono una di quelle preziosissime foglie … una di quelle meraviglie per cui vale ancora la pena impegnarsi come scribacchino musicale.
Chi mi segue da un po’, sa bene che non amo sperticarmi in lodi e acclamazioni, anzi, e che la stroncatura – per me – è quasi un dovere morale, ma Diavolo (rigorosamente maiuscolo) … questo Mulch è uno degli album migliori che io abbia ascoltato in questo misero 2013!
Non è tanto, a colpire, il plumbeo cantautorato folk o le atmosfere squisitamente “a stelle e strisce” che brani come Liquor Lyle’s sanno dipingere a tinte forti, né tantomeno i suoni stantii del post punk più grezzo o le sbandate blues da spirito di frontiera, quanto, invece, il contenuto stesso dei dodici pezzi che compongono questo gioiello.
Rara è, difatti, una simile capacità di penetrare – letteralmente – negli istanti di vita quotidiana, per tirarne fuori tutta la poesia, il disincanto, e l’orribile bellezza di cui essi sono composti, quale quella mostrata dalla Kalweit e, altrettanto rara, è la maestria nel tramutare questi singoli episodi in mirabili fotografie sonore in grado di rimanere impresse non solo nelle orecchie, ma anche negli occhi dell’ascoltatore, come spettatori attivi di quanto messo in scena proprio dinanzi a noi.
Ecco, dunque, che la musica si “veicolo”, non solo “fine”, ed ecco che un lavoro, già d’indubbia fattura, si tramuta in un prodotto che possa finalmente definirsi (ed esser definito) ARTE, poiché capace di lavorare su più livelli e di nutrirsi di sperimentazione, senza mai sedimentarsi né ripetersi in forme e strutture.
Mulch è questo e forse anche di più;  proprio per tale ragione, cesso qui di scrivere queste mie parole, augurandomi che possiate a lungo nutrirvi di canzoni come Barbie Bit The Dust (profetica) e Kate and Joan (struggente).

Tracklist

01. Kate and Joan
02. Liquor Lyle’s
03. Barbie bit the dust
04. Mulch
05. Appliances
06. Murky stuff
07. No need
08. Pea green sky
09. Hank’s hour
10. Pull the drapes
11. Wetutanka
12. Fifth daughter

Anno: 2013
Genere: rock
Etichetta: IRMA Records

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