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set 01

Ballo sul posto

Emiliano Mazzoni

a cura di Christian Panzano

Un canzonaio, un paroliere, un’anima buona in mezzo a tante altre, Emiliano Mazzoni ha esordito con Ballo sul posto, piccolo gioiello sparuto e visto l’incanto e la perseveranza dimostrata dal cantautore, abbiam provato a scambiarci due chiacchiere, proprio come si farebbe fra persone che si conoscono da poco e che si sentono accomunati da un racconto, da una medesima generazione di eventi o magari da un buon bicchiere di vino rosso.

  • Piandelagotti,1200 metri da terra e neanche duecento anime. È qui che sei nato?

Sì ho sempre vissuto qui. Le duecento anime sono anime invernali, con la bella stagione siamo un po’ più densi, con punte per certi versi drammatiche sia da un verso che dall’altro.

  • Quale è il tuo rapporto con le altezze, le distanze e col freddo?

Non capisco se devo essere breve o spiegarmi per bene. L’altezza della montagna è direttamente proporzionale alla distanza e al freddo. Certo sono cose ben diverse la pianura, la vicinanza ed il caldo. Ma in generale combatto prima di tutto col freddo, un paio di volte alla settimana con le distanze e quasi mai con l’altezza.  Amo le altezze con i piedi per terra e le giacche a vento.

  • Ballo sul posto tuo esordio discografico da solista è nato grazie anche a Luca Rossi, ex bassista degli Ustmamò. Come vi siete trovati e come è nata la collaborazione?

È nata da un pugno di canzoni, dal fatto che ci conoscevamo e dal fatto che non abitiamo distanti. Io cercavo un aiuto in produzione, lui è molto preparato ed ha un bel po’ di esperienza. Mi ha aiutato a capire molte cose tecniche ed artistiche. È stato stimolante ed abbiamo anche già registrato un disco nuovo, ancora a casa mia ed un po’ più western.

  • Sollevando dal polverone gli Ustmamò mi viene da chiederti qual’è il tuo rapporto con la musica indipendente italiana.

Ne so poco, specialmente nei confronti di chi la vive di più. Seguo alcuni amici o alcuni progetti, mi piace sentirli e spero che a loro vada bene, ma non so se mi sento indipendente. Non ho le occasioni per capire per bene cosa vuol dire ‘scena’ indipendente.  Ci sono dei purtroppo e dei per fortuna, mentre le brave persone cercano musica. Per capirci: a volte mi scopro meravigliato davanti ad una canzone meravigliosa, poi scopro anche che molti altri se ne erano già meravigliati indipendentemente dall’indipendenza.

  • Bellissimo concetto! Tecnologia o buon artigianato, che linea di base segue la tua ricerca?

Ricerca è una parola troppo importante per quello che faccio io. È più cercare di dormire su un tappeto morbido per riposare e per prendere a pugni il giorno dopo. Cerco di fare del buon artigianato con la tecnologia, che serve ma, meno si sente meglio è. Io vorrei solo fare il canzonaio!

  • C’è qualche particolare amore per il teatro in te, che magari si riflette in questo tuo primo disco?

Si! Da ignorante supremo però.. non so niente e mi dispiace, ma molte proiezioni immaginarie delle mie canzoni a volte stuzzicano la messa in scena, o sono provocate da essa. Però non so in che modo si possano riflettere in Ballo sul posto.

  • Sono rimasto incuriosito da la strada del male, non tanto per il brano in se, orecchiabile o meno, quanto per la sensibilità profusa sul piano e una cura nelle parole. Sembra una sfinge, come quando capitava di sentire i C.S.I., per dirti, in versione acustica. Quell’intimo accessorio che diventa universale.

Sei molto gentile.

 

  • Figurati, ma voglio dire c’è qualche particolare ispirazione in quello che crei? Mi spiego meglio: c’è stata un’opera artistica che ti ha particolarmente reso affannoso il respiro tanto era bella?

Mi sa che non seguo un particolare percorso ispirativo. Cerco di scrivere cose che cantandole assumono una dimensione credibile ed il più possibile onesta. Poi certo, Film, canzoni, dischi, disegni a volte ti spostano su di un piano percettivo insolito che fa bene alla vita, ma nulla regge il confronto col  sorriso di un amore qualunque, figuriamoci di uno speciale. Credo invece sia molto importante l’aspetto di condivisione di un’opera.
Una volta, quasi per  caso, andai a vedere a teatro lo Slava’s snowshow  di e con Slava Polunin. É un clown e non ho parole sufficienti per rendere l’idea di quanto mi sia piaciuto. Ecco in quel caso non so quanto mi sia stato d’ispirazione, da un punto di vista artistico, sicuramente lo è stato per la mia vita.

  • A cosa ti riferisci quando parli di eroi nel brano mentre piangono le grondaie?

A quei pensieri che ti danno coraggio. Quelli che di solito  fai quando ti accorgi della dolcezza dell’impotenza.

  • Buttate lì, un paio di cose che ti piacerebbe approfondire per il futuro.

Ma guarda, vorrei scrivere tante canzoni perché quando ci si riesce, ogni tanto, gli spiriti delle persone si abbracciano piangendo, felici e consolati di non essere soli.

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