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feb 20

Libera Velo – Rizoma contro albero

a cura di Christian Panzano

Nelle articolate manipolazioni del pop e del rock, tra i mille rami di alberi musicali ormai quasi secolari, spesso ci si trova in difficoltà nel determinare l’incanto, la novità o l’impersonalità di certi interpreti. Al cospetto di cotanto imbarazzo, di cotanta angoscia filologica, a volte accade di poter percepire lo Stile (con la S maiuscola) anche in un lavoro che in fin dei conti potrebbe passare inosservato nell’immensa giungla delle uscite discografiche. È proprio il caso di dirlo, Libera Velo inciampa nella nostra vita, in questo acquitrino di umidità fastidiosa che non conosce salsedine. Nella fanghiglia metropolitana fatta di note rubate, di note farisaiche, questo Rizoma contro albero è un dono benedetto da un incantesimo. Un disco quasi perfetto e se il concetto di perfezione fosse ascrivibile all’alchimia, mi prenderei cocciutamente la responsabilità di dire che Libera Velo non è scienza, bensì magia. Alle soglie di un’era super tecnologica, siamo ancora qui a parlare di mostri, fantasmini e sirenette. Roba da matti, ragazzi! Ma in fondo l’oggetto del contendere è proprio questo: un tocco velato di magia applicato alla realtà o viceversa? Adoro la voce di Libera Velo, adoro le sue implicazioni musicali, le sue incursioni nel passato per arrangiare il presente senza necessariamente pretendere di dare spiegazioni universali sul futuro. Il suo orgoglio non vuole arrivare ad una panacea universale (ma non si parlava di alchimia?) ma ad un relativismo che mi trova concorde, un tappeto sonoro molto elastico che pur rimanendo su campi ben precisi della storia, riesce comunque a trovare una formula che piace, che fa sorridere, che fa ballare, che fa pensare. Approdata su EP per la Octopus records sei anni fa con Riffa, la cantante partenopea, dopo un periodo di maternità, esce con un secondo lavoro più solido ed energico. Ascoltando le 10 tracce ho percepito un’idea di musica condivisa, da palco, di musica che non rimane sola ad auto compiacersi, ma si auto rigenera da un emorragia di partecipazione e sostegno. Quale è stato l’atto storicamente rilevante di donne come Janis Joplin, Billy Holiday, Amalia Rodrigues o la stessa Patty Smith? Non solo aver sdoganato i pregiudizi razziali, sessuali, sociali, ma aver creato un concetto di musica dove tra pubblico ed artista si generava una sorta di cordone ombelicale da cui magicamente nascevano note, accordi, vocalizzi, rabbia e politica. Libera è tutto questo, Libera porta dietro le ferite e le intemperie del secolo breve, di questa cittadinanza dimenticata, di questo limitato passaggio verso la libertà in una strettoia che non è per tutti. Ma si porta dietro quel filo rosso, quella voglia di far scaturire la propria musica da un rapporto con la realtà, con la gente che vive, che soffre, che lotta consapevole e non. Questo il pregio di un lavoro come Rizoma contro albero, ma veniamo ai brani. In Riffa le pizzicate ritmiche migravano verso un minimalismo folk mediterraneo, a tratti latino e questo faceva da attestato di stima. Il pop vocale ricordava una tradizione più sanremese che indipendente e questo era l’elemento che a più di qualcuno ha fatto storcere il naso. Questi binari non sono stati abbandonati, anzi permangono intrecciandosi ad un folk che ora è combat e a un blues che filtra il classico con l’acid. Io credo che Riffa sia stato a suo tempo sottovalutato. Per me in quell’esordio poteva tranquillamente nascondersi un Vincent Gallo versione bossanova e un cantautorato ricercato, ermetico e situazionista. Oggi se ne ha la riprova fisica. Puca è sorprendentemente introspettiva, Memo bizzarra è combattiva come la Torre di babele di Edoardo Bennato. Qui la lotta si perde nel trip naturale e ne esce rinata e seducente. Con te me la prendo è il duetto dell’odio che cerca una ruga d’amore “perchè porta la rabbia dei morti viventi” ma trova solo angeli nell’inferno. Questo mio essere brillante e di fiducia piena è pop riuscito con basso jazzato, piano funk e backing vocals divini. Il punctum sprigiona la forza dello slide sulle corde. The wise child è psichedelica come gli Hot Tuna con morriconiani solipsismi. Jimmy’s blues è Billy Holiday che cinguetta leggera ed è il pezzo più bello dell’album. Demiurga suggerirebbe un amore per Mina, Mi piace il suo vestito è con onestà bellissima. Infine Zenzero 6 è una traccia soul di chiusura col botto. Quella soffice brezza marina riemerge come in un sogno e ci si sente sparati lontani anni luce dalle intemperie della vita, cullati da un suono di tromba dimesso, da una chitarra dinoccolata, dalla voce sottile quasi in sordina, di Libera Velo. Rizoma contro albero è semplicemente un capolavoro.

Anno: 2013
Label: Octopus records

Tracklist

1-Puca
2-Memo bizzarra
3-Con te me la prendo
4-Questo mio essere brillante e di fiducia piena
5-Il punctum
6-The wise child
7-Jimmy’s blues
8-Demiurga
9-Mi piace il suo vestito
10-Zenzero 6

1 commento

  1. lauraga

    LIBERA sdogana ogni tipo di percezione della realtà, con una semplicità disarmante crea eleganti melodie e testi che hanno il potere di diventare filtri per osservare con un alone fiabesco la quotidianità metropolitana.
    Testi importanti che però arrivano con leggerezza ed efficacia non solo alle orecchie ma anche al cuore..Un meraviglioso simbolo per noi donne e per la musica in generale….. esempio che a Napoli le cose ci sono…e sono pure straordinarie!

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