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ott 05

Ho incontrato un demone (e aveva un’anima)

Umberto Palazzo

Cominciamo col dire che Umberto Palazzo ha quasi il mio stesso nome e che ciò aveva praticamente chiuso i giochi prima che la partita iniziasse. Aggiungeteci pure l’ascolto del disco, lo splendido Canzoni della notte e della controra, e avete un risultato acquisito e fisso che fareste bene a giocarvi presso qualche ricevitoria di fiducia. Accade così che per la prima in stagione de La tua fottuta musica alternativa mi ritrovo al Circolo, sommerso di gente e di suoni dopo tanto tempo. Ed è un’ondata tricolore quella che mi avvolge, perché Palazzo suona in mezzo a Testaintasca, che aprono la serata davanti a un bel po’ di persone, e i Criminal Jokers, autentici fenomeni da palco e da disco, una delle band assolutamente da vedere in questi giorni. Per Umberto invece le atmosfere e le sonorità sembrano adattarsi meglio a un pubblico di pochi intimi, ma con l’incedere del tempo la sua musica inizia a attirare anche gli spettatori più disinteressati ammaliandoli e coinvolgendoli in modo quasi inaspettato. Per cui, a fine live, e dopo aver atteso un po’, riusciamo a rivolgergli qualche domanda.

  • Innanzitutto complimenti per l’album, mi ha appassionato molto sentirlo. Partiamo dal titolo, Le canzoni della notte e della controra. Come è evidente, e come più volte ripetuto dal palco, esistono alcune canzoni da notte e altre da controra. Questa forte dicotomia rappresenta due mondi separati e non comunicanti o esiste un legame sottile e non immediatamente evidente?

In realtà la notte e la controra, che sarebbe l’ora più calda del giorno, quella in cui il sole picchia più forte, sono due mondi diversi ma collegati. In un certo senso la controra rappresenta la notte in pieno giorno, quella in cui non c’è un anima in giro e comunica un senso di solitudine e dispersione. Si ha spesso la sensazione di avere un miraggio o delle visioni, in un certo senso quasi delle allucinazioni. Ciò è tipico delle ambientazioni meridionali, e tu che vieni da lì dovresti saperlo bene… Vi è inoltre anche una dimensione panica del disco, nel senso del dio Pan, che riporta il tutto a sensazioni campestri, rurali, da campagna.

  • Hai realizzato quest’album mentre lavoravi a altri progetti. Anche in questo caso, si tratta di mondi non comunicanti o vi è stato uno scambio o una comunicazione tra i diversi lavori?

Lo scambio e la comunicazione sono stati molto frequenti e ciò mi ha consentito di rendere i lavori più coerenti e più strutturati. In definitiva ne hanno guadagnato tutti, sia il disco del Santo Niente che risulta un album che confonde, sia il disco del Santo Nada le cui caratteristiche sono più morriconiane e messicane.

  • La notte è magistralmente rappresentata da La luce cinerea dei led. In certi frangenti sembra quasi di sentire Nick Cave e le sue atmosfere dark. Che tipo di rapporto hai con il buio e con la notte?

In realtà soffro di insonnia, quindi il mio rapporto con la notte è ideale per l’ispirazione e la creazione. Posso dire che vivo di notte.

  • Le splendide Aloha e La Controra stessa hanno un sapore vagamente new wave, quasi post punk. Tali influenze fanno comunque parte del tuo passato e del tuo bagaglio culturale?

Senz’altro. Guarda io mi ritengo per principio un musicista post-punk, ho vissuto in quegli anni e ho ascoltato moltissimo i gruppi di riferimento di quella scena, in particolare i Joy Division. Per di più nel 1981 mi sono trasferito a Bristol, e quello era il momento in cui in Inghilterra si ascoltava e si suonava quel determinato tipo di musica. È più che logico che tali influenze siano presenti e evidenti nella mia produzione musicale.

  • L’acchiappasogni invece ha un timbro vocale che non può non ricordare Fabrizio De Andrè. A tal proposito, qual è il tuo rapporto con la tradizione cantautorale italiana?

Adoro il cantautorato tradizionale, in particolare lo stesso De Andrè, Graziani, e anche Capossela. Mi ispiro molto al pop italiano degli anni ‘60.

  • Per finire, sembra quasi che vi sia un certo revival del cantautorato italiano, dimostrato da nuovi cantanti e dalla piega che sta prendendo il movimento, in diffusione costante. Che ne pensi di tutto ciò?

In realtà non tutto quello che è uscito ultimamente è valido. Per molti purtroppo si può senz’altro dire che l’ascolto della grande tradizione degli anni passati non è stato interiorizzato bene. Le potenzialità maggiori sono sempre inserite all’interno del connubio tra musica e poesia, entrambe importanti. Non c’è l’una senza l’altra. Guarda è come una catena, tanto più forte quanto il suo anello è più debole.

Con questa immagine in mente salutiamo Palazzo, e ci dirigiamo verso la sala dove i Criminal Jokers incendiano letteralmente il pubblico. Nella confusione e nel frastuono. C’è tanto spazio vuoto e tempo per pensare. Ma non c’è più nessuno con cui parlare.

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