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mag 02

The Cooper Temple Clause + Turnpike Glow @ Zoobar

The cooper temple clause

Ecco finalmentre il debutto dello Zoobar, mitico locale di Testaccio, fedele compagno di tante serate passate in allegria ad ascoltare quel poco di buona musica rimasta ancora da ascolare!Trattasi infatti di una sorta di fortino inespugnabile, circondato da armate bellicose di locali alla moda, dove la “bella gente” va a ballare e divertirsi (?), in preda a convulsioni di massa per l’ultimo singolo di Shakira. Invece qui no, lor signori non possono entrare senza avere una minima comprensione di cosa sia Temptation dei New Order, Never let me down again dei Depeche Mode etc. etc. Insomma, un baluardo degli anni Ottanta, soprattutto nelle serate in cui vi sono capitato, se non mi ricordo male il sabato, ma anche un baluardo della musica rock in generale. Vi era un po’ di fermento per sapere come sarebbe stato vedere un concerto all’interno di questo posto, se magari l’acustica era buona, il posto accogliente, sulla birra garantivo io: e la presenza della Elephant ha rassicurato tutti!!!
Arriviamo per le 21.30, il posto apre circa un’oretta più tardi e ci accorgiamo dell’assenza del guardaroba, in caso di concerti infatti la logistica del posto subisce alcuni cambiamenti: ne sono immediatamente considerato come responsabile, anche perché il giubbino strategico fa gola a molti…Il posto è molto accogliente, il palco è quasi all’altezza delle ginocchia, per cui ci immaginiamo un contatto visivo molto buono, quasi la sensazione di un club, in cui poter guardare i componenti del gruppo da pari a pari: a proposito del gruppo, questa sera vi stanno i The Cooper Temple Clause, per la prima volta in Italia, accompagnati da quel suono metallico e vibrante che ha scardinato per l’ennesima volta la distinzione dei generi musicali: l’ascolto dei due precedenti lavori dei TCTC è infatti variato dal post grunge al punk, per cui li cataloghiamo nell’ampio contenitore rispondente al nome di Alternative rock…fosse per me non li catalogherei in nessuna definizione, in quanto sono sempre stato allergico alle stesse, come una sorta di limitazione, di ostacolo alla libertà espressiva dei gruppi musicali, ma comunque si deve sempre partire da qualcosa o, comunque, dare qualche indicazione!
L’apertura del concerto è per i Turnpike Glow, non ne chiedete la traduzione, ci abbiamo pensato ma non siamo arrivati ad alcuna definizione, quando sono tornato a casa la prima cosa che ho fatto è stata naturalmente prendere il vocabolario: dovrebbe risuonare qualcosa come il “bagliore delle aste ruotanti” o qualcosa del genere…A dispetto del nome, gli italianissimi Turnpike Glow, sono una formazione di Roma che, dopo essersi simpaticamente definita un gruppo cover dei The Cooper Temple Clause, hanno iniziato a suonare con molta tranquillità un pop rock molto onirico e sognato, inframezzato da dolci schitarrate post rock, la cui origine mi rimandava molto al Murray Street dei Sonic Youth. La band deve molto anche a gruppi come Doves e Notwist, e la presentazione del loro primo Ep, Rush Home, ha avuto come momento più interessante, Dirty Rain, un sognate intramezzo, suonato a cavallo tra una canzone e l’altra i cui “bagliori” pop, lievitano insieme alle “aste ruotanti” del bravissimo chitarrista…Raccomandati per i sognatori di melodie urbane e post rock. Se siete interessati, vi consiglio il sito www.turnpikeglow.com, molto bello, semplice ed essenziale, da cui potrete ascoltare alcuni mp3 della band. Ne risentiremo parlare.
Torniamo al motivo principale per cui siamo venuti qui stasera…A mezzanotte spaccata ecco i The Cooper Temple Clause, una band inglese proveniente da Reading (ebbene si, proprio la location del famoso festival): un sestetto composto da Ben Gautrey (voce), Tom Bellamy (chitarra, sintetizzatore e basso), Dan Fisher (basso e chitarra), Didz (altro basso…), Kieran Mahon (piano), ed infine Jon Harper (batteria)…finalmente li ho elencati tutti. La numerosa formazione ha un impatto sonoro devastante, la batteria è perfettamente ossessiva, i numerosi suoni delle chitarre rumoreggiano che è un piacere, ed ad addolcire il tutto ci pensano il piano ma soprattutto il synth, che magari per la complicata questione dell’acustica, si nota di più in questa serata…La partenza è altamente infiammabile, Bellamy utilizza una bacchetta per suonare la chitarra come fosse un violino, il tutto in maniera molto soft, ma all’improvviso si apre il terreno e ci si sprofonda dentro! Il suono è imponente, il pavimento trema e ti senti colpito fin dentro la cassa toracica, dai numerosi strumenti in circolazione, tanto che ci vorrebbe un vigile per dirigerli tutti….Le tracce suonate sono quelle del primo album, See this trough and leave, ma anche le hit del secondo, Kick up the fire and let the flames break loose sembrano molto gettonate. Le fan sono ammaliate dal ciuffo biondo e dalla magliettina striminziata di Bellamy, mentre Harper batte come un’ossesso il suo strumento, impegnato in smorfie che dimostrano l’impegno che ci mette. Gli strumenti si alternano sul palco, così come i ruoli tra una sognante Same mistakes,una violentissima A.I.M., che parte piano piano con una linea di basso gonfia come una gomma riempita d’acqua sino ad esplodere con la voce di Gautrey e Promises promises, sicuramente la mia preferita, che suona come gli Alice in Chains dentro una centrifuga a 60 gradi!!! Il fatto è che, insieme al ritmo martellante si accompagna un predilizione per la deviazione noise, specie nella parte finale delle tracce, che dimostra una capacità di attraversare terreni differenti come la psichedelia, il rock e l’elettronica. In alcuni pezzi, in particolare, si nota una geometria di suoni che fanno pensare ad una sorta di Radiohead cresciuti a Seattle all’inizio degli anni 90. Li raccomanderei ai tanti metallari di Crotone…
Il concerto dura un’oretta abbondante, e si conclude con Bellamy (la cui somiglianza con un caro amico, anche lui presente, è a dir poco impressionante) completamente invasato dal suono della sua chitarra, che interrompe il suono, immediatamente seguito dal resto del gruppo…Tutti insieme appassionatamente scendono (?) dal palco (?) e le fan iniziano a seguire Gautrey come un’orda famelica, in fila per un autografo o per scambiare qualche chiacchiera. Noi, dopo esserci pienamente ripresi, ci vuole un quarto d’ora per riassestare l’equilibrio interiore, completamente alterato dai TCTC, inganniamo un po’ il tempo con il merchandising alquanto fornito (spille, spillette, dvd, cd, singoli, cartoline…) ed infine usciamo a riveder le stelle, mentre da un locale vicino si spande come un morbo pestilenziale il motivetto di …“tengo una camisa nera”…

2 comments

  1. sergio

    zoobar……locale in zona Montesacro
    Via Bencivenga 1 00141
    il locale da numerosi anni ha trovato location presso la ex-stazione papale della Maggiolina.
    All’interno 2 sale – 2 bar e tanta musica….selezioni del BashFever tutti i sabato e hip hop il venerdi con il meglio della scena romana e italiana….
    Per chi vuole evitare ztl e parcheggi a pagamento, movida molesta e lunghe code e per chi vuole danzare fino alle luci dell’alba.
    zoobar….l’unico a Roma!!!!!

  2. closer

    una volta stava a testaccio…

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