«

»

mar 19

Mark Lanegan Band – Blues Funeral

La voce è quella lì. Il nitore e il febbrile senso di urgenza da sopravvissuto pure. Il titolo potrebbe far presagire un rimestare di luoghi comuni e rassicuranti spostamenti di lato. Dimenticate quanto realizzato da Mark in connubio con altri musicisti e dedicatevi ad ascoltare il vero e proprio primo passo in avanti del Lanegan musicista ed artista da un bel po’ di tempo a questa parte. La poetica rugginosa e sulfurea si schianta contro l’utilizzo di confezioni elettroniche (Gray Goes Black è indebitata con i New Order tanto quanto con i Depeche Mode) e rigurgiti elettrici (The Gravedigger’s Song ricorda che Mark sa essere ormai più Queens Of The Stone Age dei QOTSA stessi) a sfasare i punti di riferimento e ad aprire le vene ad un sangue diverso, non innovativo, ma lontano da ciò che ci si poteva aspettare. L’intensità è furiosa e costante, anche quando la stasi (in un purgatorio agghindato a limbo) pare essere il focus del discorso (Bleeding Muddy Water) o quando si entra in territori disco tout court (Ode To Sad Disco) e lo spirito è pure ironicamente disincantato. Il blues’n roll non è certo distante, ma è inoculato a dovere nel riconsiderarsi artista importante, quasi “costretto” a non languire in territori comodi e ampiamente esplorati. Anche perché, solito discorso, con quella voce lì… St. Louis Elegy ha un che di Nine Inch Nails (e un po’ tutto il disco, in effetti) rimasticato da tensioni da Giant Sand, Riot In My House richiama le stesse fascinazioni per quanto declinate in tono maggiormente rock’n roll, Phantasmagoria Blues è la declinazione di morbido ma accigliato dark di quanto ascoltato fino ad allora, Quivers Syndrome richiama gli Screaming Trees con chitarre zanzarose e inzaccherate. Aldilà del testo, Hairborview Hospital levita leggera e “pop” e rimanda a certi U2 (!), tocca al sorgere del “Leviatano” il ritorno delle sonorità del Lanegan solista (più assolo fantasioso/psichedelico di organo) e solo con Deep Black Vanishing Train appare un arpeggio acustico e voce a svettare, come se Mark ci stesse salutando con un ghigno soddisfatto e diabolico stampato sulla faccia, contento d’essere tornato per davvero.

Label: 4AD/Self
Anno: 2012

Tracklist

01.The Gravedigger’s Song
02.Bleeding Muddy Water
03.Gray Goes Black
04.St. Louse Elegy
05.Riot In My House
06.Ode To Sad Disco
07.Phantasmagoria Blues
08.Quivers Syndrome
09.Harborview Hospital
10.Leviathan
11.Deep Black Vanishing Train

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato!

Puoi usare i seguenti tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>