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mar 05

La via dei Bud Spencer Blues Explosion

“I Vizi del Pellicano” di Fosdondo di Correggio non esiste più. Se lo sono portati via, fra scie di applausi, I Bud Spencer Blues Explosion. Deflagrato dai colpi di batteria, polverizzato dagli assoli di chitarra, martellato da ritmiche incalzanti, solo ogni tanto qualche pausa fra la polvere, riempita da calde e sottili melodie blues. Eppure tutto questo si svolgeva con naturalezza e spontaneità. Negli occhi del duo romano, quando non erano persi nella trance agonistica, si leggevano chiaramente una sincera compostezza, pacatezza, e sopratutto assoluta allegria; perché, come gli stessi Bud riportano, Dio Odia I Tristi.

Stesse qualità che emergono conoscendoli, Adriano e Cesare, scambiandoci due chiacchiere prima del concerto:

  • Fra poco apprezzeremo il vostro famigerato impatto live; sul palco portate un sound che miscela e reinventa il classico blues/rock; specialmente in Do It (il loro nuovo disco n.d.r.) si sentono evoluzioni in questo senso. Da dove nascono?

Adriano: semplicemente dal maturare di alcuni sentimenti musicali e capire quali di questi potevano essere quelli che più ci potevano colpire in quel momento e metterli insieme. In generale il concetto di questo disco é stato un prendere idee e metterle in un cassetto per poi vedere alla fine dell’anno quali di quelle idee potevano avere qualcosa di artistico o no..quando abbiamo capito che le cose pensate, scritte, ragionate in questo tempo avevano una forma che poteva somigliare a quello che noi volevamo trasmettere e che era più simile a noi allora abbiamo detto ok, andiamo a registrare.

  • Una volta registrate queste idee diventano canzoni e vengono giudicate, etichettate, analizzate in mille modi. Vi é mai capitato di sentire cose assurde e di pensare “ma dove la vedono tutta sta roba? Noi facciamo solo musica!”?

Cesare: ci capita soprattutto sui singoli pezzi, quando dicono questo pezzo é simile a questo gruppo..questo a quell’altra band..quando noi magari nemmeno li conosciamo! Ma poi credo capiti a tutti, fondamentalmente tutti i gruppi sono legati da una catena storica, quindi ad esempio é logico che trovi i Beatles praticamente ovunque, così come altri gruppi o generi.

  • A proposito di influenze avete entrambi suonato e collaborato con artisti lontanissimi dal vostro genere attuale; tu Adriano con Raf e altri artisti “pop” e tu Cesare con vari cantautori underground. Queste esperienze hanno comunque influito nel vostro modo di comporre musica?

Adriano: sicuramente. Quello che siamo sono le esperienze che abbiamo fatto e queste cose nei Bud in qualche modo si intravedono. Anche esperienze musicali totalmente diverse ci hanno contaminato nel pensiero e nelle esibizioni dal vivo. Basta pensare che i nostri dischi non sono estremi..un gruppo come il nostro potrebbe invece facilmente esserlo. Già questo ti fa capire che veniamo da diverse estrazioni musicali. Per quel che mi riguarda poi sono stato influenzato da talmente tante cose che prima di capire affettivamente che cosa volevo essere e che band volevo avere é passato un po’. Anche con Cesare, cambiamo continuamente i gruppi ed i gusti dei quali parliamo, e man mano che cresciamo maturiamo la nostra coscienza musicale andando verso ciò che più ci appartiene.

  • Come hai iniziato a fare il turnista?

Adriano: per necessità! Finito il liceo dovevo lavorare e la cosa più importante per me era suonare. Avevo il sogno di vivere suonando; la prima cosa che mi capitò fu quella di suonare per altri artisti e la presi al volo. Quindi una gavetta di vari anni..

  • ..una buona gavetta..

Adriano: si si, devo dire che ripensando con quanti artisti mi é capitato di suonare..io, é assurdo! (ride). É stato bello, sono stati anni passati davvero velocissimi.

  • E qual’é la primissima band nella quale avete suonato?

Adriano: il gruppo dell’oratorio, che si chiamava…non mi ricordo. Alla prima esibizione suonammo Johnny Be Good.
Cesare: subito veloce! (risa)
Adriano: Ah ah, si mi ricordo suonammo a Castel Gandolfo

  • Tu Cesare?

Cesare: una cover band dei Deep Purple: Black Dahlia, come il film, ma allora mi ricordo c’era pure un videogioco..poi ho avuto il periodo grunge e tanti altri gruppetti.

  • Quand’é nata la consapevolezza che lo si poteva fare come lavoro?

Cesare: dopo il primo maggio coi Bud. Perché più che una questione economica é stata una questione di tempo. Da allora abbiamo iniziato a suonare davvero tanto e non sarebbe stato possibile conciliare un lavoro “normale” con la musica, le ferie non sarebbero bastate! Però era quello che volevo quindi ho preferito guadagnare meno ma fare quello che mi piaceva..prima lavoravo ma per fare il musicista, mi dicevo che appena con la musica avrei guadagnato abbastanza avrei lasciato perdere tutto il resto. Guadagnare abbastanza che vuol dire pagare l’affitto le bollette e un panino al giorno, e va benissimo così.

  • Qui ai vizi del Pellicano siete seguiti da un ragazzo che vi fa foto e video, si parla di un DVD..

Cesare: forse si..(risate)

  • ..dai che ho visto qualche bella scenetta…

Cesare: eh eh noi giriamo in continuazione, poi vedremo! Abbiamo anche registrato un live a Roma in studio, col pubblico..stiamo lavorando senza scadenza e quando avremo un po’ di belle cose magari lo faremo!

  • Sempre a proposito di video, entrerete nella colonna sonora del film Cosimo e Nicole se non sbaglio..

Adriano: Ma uscirà?! (cenno d’intesa con Cesare). Comunque si, piacque molto la nostra cover dei Chemical Brothers e dovrebbero inserire quella nella colonna sonora.
Cesare: Ma quando uscira?? (ride). Parte del film era incentrata su un concerto, Noi suonammo ad un vero e proprio festival a Settembre, vicino Torino con Verdena ed Afterhours, ripreso da telecamere, con Scamarcio che faceva finta di fare il fonico. Tra l’altro in un posto fantastico, una vecchia fabbrica abbandonata..una figata pazzesca! Ma non so quando esce!

  • Altra figata immagino sia stata la partecipazione al Blues Challenge negli USA. Come vi siete trovati? C’é un pubblico ipercritico nei confronti dei musicisti blues?

Cesare: si é stato bellissimo, ma pensa che son molto più aperti negli Stati Uniti che in Europa. Anzi il fatto che tu canti in italiano un genere prettamente loro desta più curiosità.

  • Quindi non avete cambiato scaletta o adattato il live?

Adriano: assolutamente, stesso identico live.
Cesare: e viene apprezzato molto più questo che il cantare in inglese, che per quanto uno lo possa sapere bene sarà sempre un linguaggio un po’ estraneo e diverso dal background dal quale provieni. Poi il blues facilita in questo, é molto immediato musicalmente.
Inoltre l’abbiamo fatta come esperienza personale, non per “conquistare l’America”, quindi liberi da vincoli e compromessi; ed invece é andata bene! Siamo piaciuti ad una booking di Memphis che ci sta organizzando un altro piccolo tour.

  • Cesare cambi spesso batterie, mentre tu Adriano hai varie chitarre. Sono customizzate? Che scelte fate?

Cesare: si una rossa, che avevo quest’estate era custom
.
Adriano: no le chitarre sono tutte originali; mi piace averne molte ma che costino poco e semplici. Al massimo cambio i pick up. Idem per gli amplificatori, uso dei Peavy che costano pochissimo ma hanno un suono stupendo. L’unico problema é che sono assemblati male e si rompono sempre! Ma ho risolto anche questo recentemente. In definitiva, più che lo strumento, mi piace studiare, questo si, la performance…

  • Hai fatto qualche accademia?

Adriano: no no, tutto da autodidatta.

  • Perché c’é un po’ lo stereotipo che in Italia per fare il turnista, come hai iniziato tu, devi passare per quelle due o tre accademie a Milano o Roma…

Adriano: si é vero in Italia c’é questa cosa, ma penso che a volte le scuole tendano ad imbrigliare la personalità, a creare dei cloni di musicisti più famosi con stessi pedali, lick, chitarre… poi dipende dai casi ovviamente. Invece uno deve trovare la propria via, originale, che faccia uscire la propria personalità!

  • Personalità che butterete sul palco fra poco… grazie per la disponibilità e in bocca al lupo per il live!

Adriano: ma grazie a te!
Cesare: crepi, a più tardi!


1 commento

  1. Stefano

    YYòòòò si hanno spaccato! Ma allo stesso tempo sono affabilissimi!

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