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gen 26

The Vaselines @ Angelo Mai

The Vaselines

Alle 19.30 del 25 gennaio torno a casa assieme ad un paio di amici. In attesa di una pizza che sembra non arrivare mai, uno di loro prende la chitarra ed inizia a strimpellare in acustico alcuni pezzi di unplugged famosi di due decenni fa. Resto quasi ipnotizzato per questo fugace salto indietro, e gli chiedo perché non viene con noi all’Angelo Mai, dove la sera stessa avrebbe suonato un gruppo interessante. Il giovane amico nicchia, e poi decide di declinare l’invito. Forse perché è una fredda serata quella del 25 gennaio, con un vento impetuoso che si alza per spazzare via le anime che si avviano in solitario lungo via delle Terme di Caracalla, in direzione del locale. Noi decidiamo di andare, non vedo live da un bel po’. Sia perché non c’è grande movimento in giro, sia perché sono effettivamente in astinenza. Alla canna del gas. La ghiaia sotto i nostri piedi sembra non riconoscerci più, ma il capannone dell’Angelo brulica di gente e fumo. Un paio di amari e tocca ai Demoni aprire la serata. Formazione che si divide tra Roma e Venezia e che attraverso un recupero del sound wave, con una tastiera in bella evidenza, fa pensare un po’ ai Diaframma. Tra vampiri e colonne di destra di Repubblica.it, la carica implosiva di Dostoevskij sfila malinconicamente in secondo piano. Dopo nuovi giri di amaro, il dolce ci arriva dai Vaselines. La flanella va molto di moda quest’anno, ma Eugene Kelly la porta dalla metà degli anni’80, quando decise di formare la band assieme a Frances McKee. Accompagnati sul palco da Bobby Kildea e Stevie Jackson dei Belle & Sebastian, i Vaselines propongono un reportorio articolato, in cui si sentono riff accattivanti, un certo gusto pop ed un basso a volte molto ciondolante che in alcune parti sembra ricordare nei migliori episodi i Pixies. Molto trascinante The Devil’s Inside Me, così come la celebre Jesus don’t want me for a Sunbeam. Nonostante la provenienza da Glasgow (o forse proprio per questo), a tratti sembra quasi che i due riprendano in mano e sulle loro spalle il grande repertorio del country rock americano, trasformando l’Angelo in uno sperduto saloon del Midwest in cui la gente inizia a dare fuori di testa. Perché l’incontro/scontro con sonorità più accese crea un miscuglio di difficile definizione: Molly’s Lips scuote il pubblico, la veloce Monsterpussy lo solletica e la finale Son of a Gun gli dà la mazzata finale. Ma dà gusto anche la recente Sex with an X, tratta dal recente ed omonimo album (edito dalla Sub Pop), mentre nel bis conclusivo echeggiano lontani parenti dall’altre parte dell’oceano i Magnetic Fields (che magnifico déjà vu You think you’re a man) e l’abrasiva Dum Dum lascia il solco. Indicando quanto sia stato importante il lavoro artistico che i Vaselines hanno compiuto, e quanti grandi artisti di ieri e di oggi l’abbiano apprezzato e ne abbiano approfittato a mani basse. Celebrandoli con il nome della loro band o con gli unplugged di cui parlavamo prima. Ma questa, come sappiamo, è tutta un’altra storia.

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