Ryan Carniaux – Reflections of the persevering spirit

Quello che è il disco d´esordio per il trombettista americano Ryan Carniaux arriva dopo anni di concerti in giro per il mondo, con il suo gruppo o con delle big band. Ha semplicemente aspettato di maturare una voce personale, ispirata a Chet Baker e che le idee che aveva a riguardo di quella che poteva essere la sua musica prendessero corpo.

In USA ha studiato al famoso Berklee College of Music con Tiger Okoshi.In Europa ha incontrato il vibrafonista Wolfgang Lackerschmid, qui in veste di ospite e produttore, ed anche un gruppo di giovane con cui ha messo insieme una band di tutto rispetto: lo svizzero SamuelDühsler alla batteria, l´olandese Mike Roelofs al piano ed il ceco Tomas Baros al contrabbasso.

L´interazione fra musicisti provenienti da nazioni diverse funziona in modo egregio, il senso per la melodia intrinseco alla sua scrittura rende il dialogo pregevole insieme alla voglia di raccontare delle storie in musica, dei racconti su panorami in chiaroscuro in cui la dolcezza la fa da padrone. Ci sono intensi momenti minimalisti, ad esempio Uduo, in cui solo le percussioni fanno compagnia al leader.

A volte riappare il fantasma di Miles, in Forgotten si cristallizza in una bellezza estrema.

I musicisti della band forniscono delle composizioni molto interessanti e solo alla fine con Shenandoah ci si affida ad un brano conosciuto.

La loro musica appare reale, vera, ricca di quelle qualità che ne fanno l´espressione di un gruppo compatto e con una propria dimensione. Ogni assolo appare pensato, innestato in un complesso preciso in cui niente è superfluo. L´esperto vibrafonista è il musicista più anziano e fa quasi da collante. Con poche note rende l´atmosfera incantata, dalle luci in penombra, notturne. Il dialogo fra generazioni appare con lui cosa fatta, un trasporto di esperienze, di idee diverse elaborate in modo compiuto all´interno di un album che si fa riascoltare volentieri.