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apr 12

Mi Ami + The Real Miracolo @ Traffic

Mi Ami. Photo by Carlo Alberto Riolo

Allora, la storia è questa. Una sera un nostro amico ci raccontò di un dj che conosceva. Nella preparazione di un evento, tale dj anticipò agli amici che avrebbe passato un particolare tipo di musica, che con accenno tipicamente toscano definì mutant-disco, disco savana. Al fine della corretta comprensione della storia l’accento toscano è fondamentale. Alla serata il dj si presentò con i suoi dischi, ed, arrivato il suo turno, passò all’azione. Il nostro amico ci riferì che ascoltò 15 minuti ininterrotti di bonghi tribali, ed, in stato confusionale, si avvicinò al dj a chiedere spiegazioni. Costui affermò con orgoglio trattarsi di mutant-disco, disco-savana, ma alla puntualizzazione del nostro amico sui 15 minuti di bonghi rispose con un “Beh, effettivamente, non è poi così mutant…”
E visto che la storia si ripete sempre, noi abbiamo deciso di dare un’occhiata. L’occasione è il live dei Mi Ami al Traffic il 9 aprile, unica data italiana. E visto che ci siamo visitiamo per la prima volta il nuovo Traffic, trasferitosi da poco dalla sua sede storica. I The Real Miracolo hanno appena lasciato il palco, e noi attirati dalle prime onde sonore ci avviciniamo a Damon Palermo e Daniel Martin McCormick, che da due annetti si sono appena accasati presso la Thrill Jockey, etichetta nota soprattutto per gruppi stoner psych e sperimentali che non per la famigerata mutant-disco. Orfani di Jacob Long, trafficano con drum machine, sampler, microfoni e tastiere, ma l’approccio live è tipicamente punk: solo due tavoli reggono il complicato aggregato elettronico dal quale i due fanno partire alti dosi di beats effettati, accompagnati dalle urla stridenti di Daniel. Che si tira la maglietta, si butta per terra, si dà pugni al volto. Poi in un impeto agonistico decide di scendere dal palco per far muovere il pubblico, ossia quei 20-30 presenti. Qualcuno si fa convincere, ma qualcun altro no. E lo guarda pure male. Daniel allora decide di tornare sui suoi passi.
In sostanza lo show finisce qui. Il resto è ordinaria amministrazione, condito da un live elettronico che spinge a muoversi in sintonia con i groove emenati dai due. I Mi Ami confezionano un live su misura di Dolphins, ultimo lavoro della band. Simpatico il fatto che il nuovo disco dei Mi Ami si chiami Dolphins: sa di football americano, come questa serata. Ma alla fine della nostra ricerca non abbiamo trovato quello che cercavamo. Che non era il tempo perduto, ma semplicemente una domanda che da alcuni anni tormenta buona parte degli ascoltatori. Che cosa è la mutant-disco (disco savana e non dimenticate l’accento). Ma a proposito della mutant, dei Mi Ami e di questa serata ci viene in mente un’altra storiella: nel 1978 due fantasmi si aggiravano per l’Europa. Erano americani, come i Mi Ami, ed i loro show erano accolti con sorpresa, irritazione, a volte indignazione. Facevano punk con l’elettronica, senza avere nemmeno un batterista, e forse furono anche i primi ad usare la parola punk. In Francia i loro show furono accolti a bottigliate e testimoni ci raccontano di sedie e tavolini che volavano sul palco. I loro nomi erano Alan Vega e Martin Rev. Il loro suono non era concepito per quegli anni, ma per il futuro, a distanza di 25 anni da allora. Pensavano che forse nel nuovo millennio qualcuno avrebbe iniziato ad apprezzarli. E di conseguenza non gli interessava divertire il pubblico, quanto torturarlo. Senza alcuna pietà.

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