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ott 19

Julia Holter – Have You In My Wilderness

12166271_1189947727687332_1844726897_nAl suo quarto lavoro in studio, dopo l’osannato Loud City SongJulia Holter ha dato una veste maggiormente “tradizionale”, se questo aggettivo può essere utilizzato per l’artista californiana: le composizioni di Have You In My Wilderness, infatti, sono prive del fil rouge che costituiva l’ossatura degli album precedenti – la  tragedia greca (Ekstasis), il musical Gigi (Loud City Song) – e, senza un decisivo intellettualismo di fondo, la Holter ora fa i conti con la propria capacità di virare verso un cantautorato più personale, realizzando così la sua prova più convincente.

Ciò che emerge dall’ascolto di queste dieci tracce è una confidenza e una maestria uniche nel tracciare melodie ariose e fluttuanti che mescolano pop, jazz, archi, per uno dei migliori album di cantautorato femminile degli ultimi anni.  Feel You, brano d’apertura, è una solare aria pop costruita su harpsichord, sintetizzatori, contrabbasso e archi, e naviga nei soavi spazi di Ramona Lisa, così come la ancora più convincente Sea Calls Me Home, virata 1960s sulla scia dell’ultima Neko Case. La sognante e cupa How Long? la vede travestirsi da diva anni Quaranta in una fumosa e jazzata torch song che anticipa Lucette Stranded On The Island – più vicina alle esperienze dell’album precedente anche nel riferimento letterario al breve racconto di Colette – in cui l’artista richiede all’ascoltatore una partecipazione attiva: bisogna ascoltare più e più volte per poter cogliere tutte le numerose sfumature degli arrangiamenti e la dolce armonia che nasce dal botta e risposta vocale nella coda. Lo stesso discorso vale anche per Night Song, una dolente confessione d’amore, in cui le note del pianoforte sorrette da imponenti e magniloquenti archi incorniciano tristi parole (“Show me now / Show me your second face / Show me how you make your second face”). La Holter si diverte anche con vivaci atmosfere dal sapore country (Everytime Boots), tenta la via della ballata al pianoforte ricca di pathos (Betsy On The Roof), ma è in Vasquez che non smette di stupire, quando un recital su arrangiamenti fusion jazz si apre ad un assolo di sassofono. Chiude il tutto una title track in cui un’amante ferita si interroga (“Tell me why do I feel you running away?”) su un letto di eterei sintetizzatori, pianoforte e violini.

 

Label: Domino
Anno: 2015
Genere: cantautorato, avant pop, art pop

Track list

01 – Feel You
02 – Silhouette
03 – How Long?
04 – Lucette Stranded On The Island
05 – Sea Calls Me Home
06 – Night Song
07 – Everytime Boots
08 – Betsy On The Roof
09 – Vasquez
10 – Have You In My Wilderness

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