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ott 02

Florence + The Machine – How Big, How Blue, How Beautiful

12071576_1181761258505979_485803136_nGià dalla copertina del nuovo album di Florence Welch – in arte Florence + The Machine – il cambiamento è più che evidente: un bianco e nero che si discosta dai polmoni di Lungs e dagli artifici di Ceremonials. Come già avvenuto con Natasha Khan e i suoi Bat For Lashes (non a caso anche l’artwork di The Haunted Man prediligeva l’assenza di colori), anche la Welch alla sua terza prova decide di smussare molti lati di ciò che la rendeva familiare ai suoi numerosi fan: niente più barocchismi, né eccessi negli arrangiamenti e niente più riferimenti all’acqua nei testi. Tutto ciò per volere del nuovo produttore Marcus Dravs – già con Bjork – che le cuce addosso una nuova veste di cantautrice pop rock e che – a parte Ship To Wreck, arioso singolo a metà strada tra i Pretenders e i Fleetwod Mac – ha intimato all’autrice di non appellarsi più a navi, acque, Virginia Woolf e a tutto ciò che faceva parte del suo atemporale modus scribendi.

Abbandonato il super producer dei lavori precedenti Paul Epworth, se non nella conclusiva Mother, roboante cavalcata noisey rock, Florence è ripartita da zero, facendosi accompagnare anche nella scrittura da numerosi collaboratori, da Kid Harpoon Isabella Summers, in un  processo di ulteriore maturazione. Lo dimostrano brani come What Kind Of Man, con incipit a cappella prima dell’entrata di chitarre elettriche e ottoni, autentica confessione di un amore tormentato (But I can’t beat you/Cause I’m still with you/Oh mercy I implore/How do you do it?/I think I’m through it/Then I’m back against the wall). E la notevole presenza di fiati e ottoni è l’ennesima novità di questo How Big, How Blue, How Beautiful: nell’eccessiva title track e in Queen Of Peace, che, dopo un’ouverture orchestrale, si apre nel ritornello a un riuscito pastiche di strumenti dominato dal timbro vocale unico della Welch. In questo caleidoscopio di suoni troviamo anche una toccante ballata sospesa ed eterea (St Jude), le atmosfere smaccatamente pop folk di Ship To Wreck, il pop soul con ritmo ascendente di Delilah e il blues spettrale di Long & Lost (scritto con la nota songwriter r’n’b-pop Ester Dean). C’è pure spazio per un richiamo al passato: Third Eye (presente nella riuscita versione demo solo pianoforte e voce nella deluxe edition) che flirta con le percussioni di Dog Days Are Over ed echi lontani degli ABBA. Non tutto funziona (lo scialbo pop 60s di Caught o l’interminabile e monocorde Various Storms & Saints), ma Florence sembra essere tornata veramente in forma.

Label: Universal
Anno: 2015
Genere: indie rock, indie pop

Track list

01 – Ship To Wreck
02 – What Kind Of Man
03 – How Big, How Blue, How Beautiful
04 – Queen Of Peace
05 – Various Storms & Saints
06 – Delilah
07 – Long & Lost
08 – Caught
09 – Third Eye
10 – St Jude
11 – Mother

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