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set 08

Caribou @ Estragon (Bologna)

caribouTraffico boia quello che ci accoglie appena usciti dalla tangenziale, una via Stalingrando ingorgata da un intreccio di automobili, tutte in direzione uscita dalla città verso quello che è il cuore pulsante in questo inizio settembre, ovvero la zona della Festa dell’Unità (perchè a me piace ancora chiamarla così). E fumando una sigaretta avanzando di pochi metri al minuto si scorge sotto al cavalcavia anche il signore che fa chiacchere con la donnina dai vestiti succinti, si incontra chi è rimasto a piedi con la macchina, e si spera in un parcheggio più avanti. Smarphone in tilt, non c’è campo ma c’è il parcheggio, quello a pagamento a 5€. Ci addentriamo nella zona che sono spesso abituato percorrere in auto per raggiungere l’Estragon, ma questa volta piena zeppa di stand e gente di ogni tipo che mi fa perdere l’orientamento per raggiungere l’obiettivo. In questo kaleidoscopio socioculturale riesco a focalizzare il capannone che ospiterà di lì a poco la prima serata targata Fine Fame, che si propone di educare a quella musica elettronica suonata che forse in Italia non ha ancora il valore che dovrebbe avere. Sono circa le 23, si scopre che il biglietto costa più all’ingresso che di quanto scritto sull’evento facebook ed inoltre corre pure la voce che se prima andavi a vederti Caparezza all’adiacente Arena Parco Nord a 15€, poi di Caribou ti pagavi solo la differenza. Bah, strane italianate, ma mai quanto il fatto che tutti ti dicono che una volta entrato dentro all’Estragon poi non puoi più uscire fino alle 2:30. Guantanamo? Infatti in pochissimi entrano e tutti ne approfittano per farsi un gironzolo tra gli stand: io e i miei amici scegliamo quello bavarese che di bavarese ha solo i colori delle tovaglie, perchè probabilmente la birra è un’Ichnusa; buona comunque.  Insomma ci accingiamo ad entrare e scopriamo che il live inizierà all’:1:15 ed infatti inizia all’1:30. Il quartetto in divisa candida calca il palco prendendo possesso dei loro strumenti: c’è una batteria di fronte ad alcune tastiere, un bassista, altre tastiere, insomma non tantissimi strumenti ma sicuramente essenziali per un live dalle alte aspettative (soprattutto in vista del nuovo album di prossima uscita). L’obiettivo dell’organizzazione Fine Fame è centrato, perchè si sente che il live è un live, suonato, in qualche occasione anche impreciso, con alcuni suoni che volutamente si distorcono all’eccesso, ma a parte questo estremamente rivolto alla danza. Siamo di fronte alle orchestrine del futuro, e Snaith ne è il consapevole direttore, genio e padrone della sua musica, di uno stile tutto suo. Tutti in attesa di nuovi brani, ma a parte l’ormai già ben radicato Can’t Do Without You, i picchi rimangono sicuramente su Odessa e sulla conclusiva Sun, ipnotica e allo stesso tempo compulsiva supportata da un bel gioco di luci. Il live di Caribou è semplice, essenziale ma di impatto: davvero difficile rimanere fermi, molto facile lasciarsi trasportare e catturare in un ipnotico viaggio nell’esplorazione di queste sonorità. Un concerto equilibrato nei tempi e nella scaletta, che non rischia di diventar pesante, un live ad ogni modo non per tutti ma per quei tanti accorsi è stato un gran bel live (ma con la piccola critica che forse 25€ ancora non li vale). Mentre partorisco questi pensieri mi scatta il cambio palco per dar spazio al djset di Floating Points, altro nerd dall’atteggiamento simpatico che mentre mi sfonda il cervello con techno intelligente come il sushi ma allo stesso tempo vigliacca come un’amatriciana, ondeggia in pantaloncino corto sul palco sfoderano vinili su vinili. Ma ormai son già le 3 passate, il mio fisico mi sta dicendo che l’età per reggere due vodka-tonic e mezzo dopo aver bevuto una Ichnusa media spacciata per birra bavarese, e soprattutto la passeggiata che ci attende per arrivare fino al parcheggio in mezzo alle gang che popolano l’area, e quindi insomma saluto tutti ed esco… d’altronde le 2:30 son passate, le porte di Guantanamo si sono aperte.

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