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apr 08

Crocodiles @ Circolo degli artisti

Crocodiles

C’eran due coccodrilli. Si chiamavano Brandon Welchez e Charles Rowell e scorazzavano per le paludi asfaltate dell’assolata California. Un posto strano quello Stato lì, belle tipe, surfisti, eppure l’emblema dello Stato è un pericoloso orso bruno che girovaga indisturbato, proprio come i due coccodrilli di stasera. Anzi no, sono quattro, perché loro non sono certo i No Age, anche perché questi ultimi ultimamente non li raggiunge più nessuno, ed anzi, aiutano gli altri a tirarsi su.
Come hanno fatto con Summer Of Hate, il primo disco di Brandon e Charles sotto le nuove vesti, o meglio sotto il loro nuovo cuoio di Crocodiles. A dare una mano alle affamate mandibole dei coccodrilli ci ha pensato la Fat Possum, nella speranza di vedersela restituita il prima possibile. E da quanto sembrerebbe stasera al Circolo (per noi una serata Scaruffi!), l’operazione è andata a buon fine. Almeno dal punto di vista del successo, come l’affluenza (6) e la calca al banchetto (5) dei cd (6) e t-shirts (4) varie dimostra. E poi loro sul palco ci danno dentro (mah, 5) , con la spinta giusta ed il movimento di chi sa che è arrivata l’ora di dimostrare di che pasta è fatto. L’energia dei ventenni. Il disco però è tutta un’altra cosa (6,5) e qui dal vivo, a quattr’occhi, infra nos, sono pochi pezzi che ti investono come si deve. Anzi, sono pochi i pezzi in generale, ma questo è un problema comune di chi fa un solo disco e poi va in giro e si deve inventare anche qualche cover con cui tappare i buchi: a proposito, ormai suonare pezzi dei Joy Division (8) è diventata una moda, e meno male che la scelta è caduta su Warsaw(9). Insomma i coccodrilli adorano il post punk (7,5) , come dimostra anche I Wanna Kill (7), una spanna sopra tutte, a quei tempi ci si vestiva spesso di nero, ma magari senza utilizzare tanta pelle. L’ho visto su Urban Jungle (10). E quindi veniamo ai loro pezzi: dalla catodica hit Neon Jesus (6), organica e completa; Here Come The Sky (4), che resuscita sul palco alcune famose lagne dei Glasvegas(5,5); o la stessa Summer Of Hate (6,5) che ricorda i Black Rebel Motorcycle Club (8 i primi, 5,5 gli ultimi) con le loro reminiscenze blues (7, in fin dei conti la Fat Possum è di Oxford, quella in Mississipi però) ma soprattutto con la loro carica di tnt nelle chitarre, che sembra essersi dissolta negli ultimi tempi. Insomma un sguardo sbilenco sul mondo, tra luci ed ombre, come la stessa California (7) d’altronde. Attenzione però: i coccodrilli possono fare male anche con la loro lunga coda: e Brandon e Charles dimostrano di avere alcuni colpi di coda micidiali: come Sleeping with the lord (7), spiritualata palese ma di ottimo gusto e la finale Young Drugs (7), dilatata all’inverosimile e con i giusti tempi di astrazione.
Tutto qui per il momento. Chissà che voto gli darebbe Scaruffi. Un giorno Stephen Dedalus udì una storiella dai suoi colleghi di collegio: una madre lasciò cadere il proprio bambino nel Nilo. Un coccodrillo afferrò il bambino. La madre chiese che le fosse restituito. Il coccodrillo si dichiarò d’accordo qualora lei gli avesse detto cosa intendeva fare del bambino, se mangiarlo o no. Nessuno sa come finisce la storia (per me è 9), forse lo sa solo il coccodrillo.

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