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feb 23

Montag – Tre Pezzi

Si affaccia sulla scena musicale più stronza d’Italia – quella di Roma – un quartetto di ragazzi con un pugno di canzoni. Capirai, gli esordi musicali in questa città avvengono con la stessa frequenza degli omicidi nella Detroit di Robocop. Si chiamano Montag, formazione strumentale chitarra / chitarra / basso / batteria, fanno post-rock, sono bravi, la bassista é donna. Le band emergenti qui hanno le stesse probabilità di sopravvivere di un Highlander disarmato. Dobbiamo aggiungere altro? Dobbiamo dire che han fatto uscire un bel disco, con coraggio, con i propri soldi, con i loro sogni dentro. Non saranno i vostri eroi e noi non siamo nessuno per farvelo credere. Sappiate però che l’EP speditoci in redazione è interamente disponibile per l’ascolto su bandcamp, e allora, perché non farci un giro? La strategia di lancio è onesta, i pezzi (3) sono buoni e ben prodotti. Li state già ascoltando?

Si inizia con Ernst Aller Ton, in due parti. Negli arpeggi c’è sofferenza ed energia, che sale, si concentra e repentina si spezza, fingendosi morta. Le due chitarre ne piangono dapprima la scomparsa ma poi la resuscitano, una seconda chance per lei, che vuol vender cara la pelle. Il brano finisce che è gonfio di orgoglio, l’ultima nota ostinata regna fra i feedback. La seconda parte sorprende subito: il basso deraglia nel funk, le chitarre rompono gli schemi e si inseguono l’un l’altra, stordite ed eccitate da un loop elettronico molto Atoms for Peace. La batteria acustica recupera lentamente decibel, imbriglia la sequenza sintetica e restituisce al pezzo la testarda cadenza rock dei primi minuti. L’anello si chiude e l’esperimento è riuscito.

I Montag sono gasatissimi a questo punto e lasciano partire Kisobran, chiaramente il pezzo più devastante, più ambizioso ed elettrizzante dell’EP. Ne intuiamo la forza sborona già dai primi secondi. Il quartetto però ama dosarsi e cuocere a puntino l’ascoltatore: da bravi e smaliziati pusher i ragazzi confezionano una pera da 7 minuti e 54 secondi in cui le note attraversano tutti i possibili stati di aggregazione della materia. Il brano diventa prima ballad catatonica, poi cavalcata tutta rullo e digital delay, infine languido e paraculo inno da stadio, prodigo di power chords e vero fomento noise. Alla faccia dell’esordio.

Rimane ancora Auf Wiedersehen Dan Peterson, brano di chiusura in due parti. La prima è quella in cui i Montag omaggiano in maniera più palese i maestri del genere post-rock. Non vale la pena ricordarli tutti, faremo solo il nome dei Giardini di Mirò, tanto per mangiare italiano. Struttura dilatata, lentezza del sogno, pellicola sfocata, nostalgia, walzer ubriaco, improvvisi sprazzi di lucidità da cui nascono ed insieme muoiono mille possibili canzoni. Almeno finché, nella seconda parte, il gruppo ne sceglie una, determinato a chiudere l’album con massicce dosi di adrenalina. La sezione ritmica è spinta al massimo, gli occhi si iniettano di sangue e i muscoli si flettono per 3 minuti di art-rock che potrebbe ricordare i primissimi Oceansize.

Ora che abbiamo ascoltato la loro musica possiamo fare a meno del proverbiale cinismo capitolino e diremo apertamente che i Tre Pezzi dei debuttanti Montag sono uno showcase molto convincente di un gruppo che, alla prima release, dimostra di non aver affatto voglia di scherzare, proponendo una variante particolarmente grintosa di post-rock della scuola di Glasgow. Nell’EP si percepisce la voglia da parte del gruppo di accettare sfide importanti: se la loro tenacia li porterà ad indulgere nella sperimentazione (Ernst Aller Ton pt.II) o ad affinare le capacità compositive celate dall’istinto rock (Kisobran) solo il tempo ce lo dirà. Nel frattempo, ci auguriamo di sentirli dal vivo molto presto, per dire una volta per tutte: we are entertained.

Montag – Tre Pezzi

1) Ernst Aller Ton pt.I  04:05

2) Ernst Aller Ton pt.II  05:40

3) Kisobran  07:54

4) Auf Wiedersehen Dan Peterson pt.I  08:34

5) Auf Wiedersehen Dan Peterson pt.II  03:11

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