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gen 20

Oh Land – Wish Bone

Il nuovo, terzo, album di Nanna Øland Fabricius, in arte Oh Land, merita più di un ascolto per poter essere apprezzato: nell’immediato sembra, infatti, non reggere il confronto con il precedente Oh Land (2011) e con le sue belle melodie che spaziavano dal pop al trip hop,  ma Wish Bone rivela una serie ben più ampia di influenze, che vanno dall’elettronica tout court, al rap, al jazz. È un lavoro non riconducibile ad un solo genere, ma quasi schizofrenico nelle tante pieghe che assume: non tutto è messo pienamente a fuoco e un paio di tracce sono, comunque, opinabili, ma Oh Land riesce a intrecciare nella sua musica echi di Goldfrapp, Robyn, Grimes, Imogen Heap, per citarne solo alcuni. Dopo essere stata scaricata dalla sua major per il successo non proprio gratificante del predecessore, l’artista danese è entrata a far parte della scuderia della Federal Prism, casa discografica di Dave Sitek dei TV On The Radio, produttore di Wish Bone, nonché di Yeah Yeah Yeahs, Santigold, Bat For Lashes.
Per gran parte si tratta di una collezione di motivetti elettronici, con sfumature pop, che immergono sonorità classiche e operistiche in sintetizzatori e artifici del moderno: così la fulminante apertura di Bird In An Aeroplane, brano elettro pop perfetto e melodrammatico, con un chorus efficace (alla Charli XCX) che mescola anche lievi tratti di dubstep, o il frizzante singolo Renaissance Girls, manifesto della donna attuale (I can be an engine buzzing like a bee, I’m a real independent / Doing the laundry and planning for the future / It’s the nature of a renaissance girl). I toni si rallentano con le successive Cherry On Top e 3 Chances, che mostrano le buoni doti vocali della Fabricius: la prima è una leggera e un po’ inefficace ninna nanna con pianoforte e campanellini, la seconda è la perla dell’album, intimista, acustica, delicata. My Boxer è la novità assoluta: sorta di rap cantato su brusii e una piccola struttura musicale, a metà strada tra Kelis e Gwen Stefani (Hollaback Girl), può lasciare interdetti, ma è un esperimento interessante e mostra la continua voglia di giocare con sé e la propria musica. La tipica Oh Land risuona in Love A Man Dead, in cui si riunisce con il produttore Dan Carey, in una composizione che trae la propria forza da un’interpretazione inusuale, che sembra sempre sul punto di uscire fuori dai binari, oppure in Sleepy Town, dove a regnare è, di nuovo, l’elettronica. Si cambia totalmente registro con il piano lounge di Next Summer e il funky disco di Pyromaniac, a metà strada tra Get Lucky dei Daft Punk e Lovefool dei The Cardigans.  La collaborazione con Sia Furler in Green Card si traduce in una magniloquente operetta poco convincente e confusa con tanto di fiati. Kill My Darling richiama gli esordi di Lykke Li con un dettato quasi imbronciato, mentre il finale caotico fa da contrasto all’acustica e country Love You Better.
Oh Land si muove come una scheggia impazzita tra i beat e gli strumenti, ma riesce a convincere pienamente quando trova un compromesso tra l’eccesso e l’estrema semplicità. È, comunque, evidente, che Wish Bone, data la sua molteplice natura, potrebbe fare benissimo da capostipite di una nuova corrente pop.

Label: Federal Prism
Genere: Pop
Anno: 2013

Tracklist

01 – Bird In an Aeroplane
02 – Renaissance Girls
03 – Cherry On Top
04 – 3 Chances
05 – My Boxer
06 – Love a Man Dead
07 – Next Summer
08 – Sleepy Town
09 – Pyromaniac
10 – Green Card
11 – Kill My Darling
12 – Love You Better
13 – First To Say Goodnight

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