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dic 14

Roberto Ottaviano – Arcthetics – Soffio Primitivo

Roberto Ottaviano non è certo fra i musicisti più prolifici cosí che preferisce incidere quando ha veramente qualcosa da dire. Chi ricorda lo stupendo duo insieme a Mal Waldron, in cui al sax soprano fa gli standards più famosi come se fossero un patrimonio culturale e genetico? Questa volta la musica è di tutt´altra specie: ad accompagnarlo è un quartetto d´archi insieme alle percussioni di Roberto Dani. Rimane però, al sax soprano, quella sua capacità di esprimere qualcosa di personale che è nella musica, al di là del fatto che siano standard o qualcosa più legata, come tipo di strumentazione, alla musica occidentale. L´uso degli archi non lo limita in alcun modo e così anche l´Africa ha un suo spazio, quando su Era notte al sud il talking drums di Dani ispira gli archi suonati in parte in pizzicato ed il sax va per una via eterodossa, tutta sua. Il brano si chiude con il vociferare degli archi, questa volta suonati con l´archetto, a dire la loro in modo prepotente. Ed ancora Zone di guerra è un altro momento prezioso dell´album, qui il continuo intervento del violino di Emanuele Parrini dà una voce acida al tutto, altrove è Salvatore Maiore che con il suo intervento scopre il blues. Un brano complesso, così come il lungo Sospeso tra due solitudini estreme, in cui gli sviluppi della trama danno modo a tutti di esprimersi nel modo più congeniale. Scrittura e improvvisazione vanno di pari passo a volte scoprendo pure melodie più accessibili, come quelle del Il confinato, ma sempre interpretate da un sassofono idiosincratico alle categorizzazioni. A completare il gruppo c´é il contrabbasso di Giovanni Maier, che si occupa di dare corpo alle voce degli altri strumenti ad arco, più che a costituire una vera sezione ritmica con la batteria, e la viola di Paolo Botti. L´ultimo brano è dalla tradizione albanese, qui il basso di Maier ha un ruolo preponderante, il sassofono con la sua melodia balcanica arriva dopo un paio di minuti. Un brano dall´incedere orientaleggiante che passa le frontiera costituita dal mare e costruisce un ponte verso la sponda opposta del Salento. Gran disco, un esempio di assoluto livello sull´uso degli archi nella musica jazz, da mettere fra le migliori produzioni dell´anno.

Label: Dodicilune

Anno 2013

Tracklist

01. Il pane degli addii
02. Crosta bizantina
03. Era notte a sud
04. Sospeso tra due solitudini estreme
05. Il confinato
06. Zone di guerra
07. Lule t’bukura ka Tirana

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