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dic 03

Alela Diane – About Farewell

Il quinto album di Alela Diane affronta, come indicato dal titolo, il tema dell’addio: addio alla giovinezza e, soprattutto, addio all’amore, dopo il divorzio con il marito, nonché suo collaboratore, Tom Bevitori. Siamo ben lontani dalle atmosfere quasi allegre del predecessore Alela Diane & Wild Divine (2011), o da quel sapore rustico e agreste degli esordi: About Farewell è una confessione viscerale e intensa della vita dell’interprete, dei suoi sentimenti e del suo dolore. “I heard somebody say / That the brightest lights /  Cast the biggest shadows / So honey, I’ve got to let you go”: queste parole della title track sono uno dei tanti esempi dell’autobiografismo presente nelle liriche della Diane, che nascono dall’amarezza di un matrimonio fallito. Non c’è, però, risentimento, ma solo una constatazione, che prende forma in composizioni acustiche e sommesse. L’interpretazione non è mai aggressiva o al di sopra dei toni: il mondo creato dall’autrice è una domestica confessione talmente personale, ma al contempo universale, che è impossibile rimanere impassibili a questo diario di sofferenza e di onestà poetica. È uno studio di se stessi, in primis, ma, anche, dell’immagine che di noi creiamo e frantumiamo a contatto con l’altro, soprattutto con la persona amata. Perciò, in più momenti, non ci sono parole che possano descrivere la propria interiorità e ci si affida al silenzio degli arpeggi.
Musicalmente la Diane predilige, come sempre, chitarre acustiche e poco altro, come in Nothing I Can Do, una resa rispetto al rapporto con il marito che risuona in versi come “Honey, there is nothing I can do/ To save you from yourself”. Il trittico iniziale è da togliere il fiato: Colorado Blue, con quei leggeri archi e le note del pianoforte ad arricchire una sentita lettera d’amore, alla Marissa Nadler; About Farewell, una dichiarazione sincera delle proprie emozioni di fronte alla necessaria separazione dal proprio uomo; in The Way We Fall compaiono chitarre elettriche e percussioni, in un brano degno dell’ultima Sharon van Etten. Lost Land riprende toni più country, mentre la brevissima I Thought I Knew tenta un approccio più pop alla Bic Runga, sebbene conservi la sua integrità folk. Hazel Street è ipnotica con il suo continuo fluire di parole nel finale e, mentre sembra far ricadere tutte le responsabilità di questo fallimento sull’altro, in Rose & Thorn c’è un’ammissione delle proprie colpe (“Oh, the mess I’ve made”) su note roots, le stesse che scandiscono Black Sheep, un piccolo blues arricchito da una splendida coda.
Come accaduto già con l’ultima Laura Marling (le analogie musicali sono molteplici), anche Alela Diane, muovendo dalle schegge di una relazione finita male, ha creato uno degli album folk più belli e personali di quest’anno.

Label: Rusted Blue
Anno: 2013

Tracklist
01 – Colorado Blue
02 – About Farewell
03 – The Way We Fall
04 – Nothing I Can Do
05 – Lost Land
06 – I Thought I Knew
07 – Before the Leaving
08 – Hazel Street
09 – Black Sheep
10 – Rose & Thorn

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