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nov 19

Olof Arnalds – Matador EP

Per chi non conoscesse Olof Arnalds chiariamo subito che Bjork ha dato di lei definizione scolpita nel marmo, andatevela a scovare, io ne ho già parlato su Musiczoom per via di un live al Santeria l’inverno scorso e, visto che ne ho facoltà, vorrei aggiungere anche che non è la sorella di Olafur Arnalds, compositore contemporaneo e suo connazionale, ma ascoltiamoci questo Matador donatoci in download gratuito direttamente dal sito della quasi 34enne islandese, un extended a corredo di un tour europeo che le sta dando molte gratificazioni. Olof è al suo quinto lavoro in studio dopo 3 album e un altro extended di due anni fa, passepartout per alcune jam di non poco conto: Innundir skinni, suo sophomore, è stato prodotto da Kjartan Sveinsson, re delle tastiere nei Sigur ros che era già intervenuto nell’album d’esordio Vio og vio, oltre ad essere stato rivisto dall’orecchio assoluto di Bjork stessa. Sudden elevation, uscito nel febbraio di quest’anno è stato invece prodotto da Skúli Sverrisson, indubbio figuro del jazz newyorkese e uomo dalle mille risorse oltre che dai tanti links disseminati per Riverdale via Brooklyn. Le quattro tracce di Matador sono prossime ad un folk psichedelico dal garbo medioevale e paro paro dopo dieci battute il primo nome che salta alla mente è quello di Josephine Foster, un astro per tutto il bosco wyrd e charming. Foster come la qui presente onirica Olof hanno quel quid in più da poter scalfire sul pigro pensiero della ciurma. Matador, per canto in lingua madre, uso di armonici a complemento di melodie scarne, è un rewind fra i tessuti di origine. Su tutte Hilo, dall’incipit cinematico la cui struttura si regge su cordami aperti può essere presa a modello di revivalismo. L’epilogo in Af stao, scritta in verità per il Nattura concert di Reykjavik cinque anni fa, rimanda a una delle voci più belle del folk, quella di Jacqui McShee dei mitici Pentangle ed è proprio quella fortunata e trasognante stagione che riaffiora – è il caso di usare questo termine – tra le pagine di questo libercolo. Consideratelo pure un inciso di poco conto, ma spesso sono proprio questi piccoli lavori a delineare le sorti future e in attesa di rivederla dalle nostre parti godetevi questi pochi minuti autografati dall’artista islandese con la santa pazienza dovuta, a metà strada fra l’antico mondo delle lande e il leggendario “Human be in” al Golden Gate Park di San Francisco.

Anno: 2013
Label: autoprodotto

Tracklist:

1 Lat vaxa
2 Blòm
3 Hilo
4 Af stao

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