«

»

lug 13

Skylar Grey – Don’t Look Down

a cura di Marco Valchera

Quasi due anni dopo la diffusione di quello che sarebbe dovuto essere il singolo apripista, Invisible, scomparso dalla tracklist finale, Skylar Grey è riuscita, finalmente, a pubblicare il suo nuovo, secondo album, Don’t Look Down.  Il suo esordio del 2006 Like Blood Like Honey era passato del tutto inosservato: ma la ventisettenne Holly Brook Hafermann non si è data per vinta e in questi anni è divenuta una nota songwriter di brani di successo, come Love The Way You Lie, hit mondiale di Eminem con il featuring di Rihanna. Proprio il celebre rapper bianco ha preso sotto la sua ala protettiva Skylar, collaborando alla produzione dell’album, insieme al fido compagno di lei, Alex Da Kid e J.R. Rotem. Citando tra le sue influenze musicali Joni Mitchell, Marilyn Manson e i Death Cab for Cutie, nei mesi scorsi Don’t Look Down era stato annunciato come un lavoro commerciale ma al contempo di avanguardia, melanconico, cinematico, e, a tratti, dark. In realtà ci troviamo di fronte a un album prevalentemente pop, composto di numerose ballate al pianoforte sporcate (per non dire rovinate) da batterie hip hop, tra una Sara Bareilles meno solare,  una Amy Lee meno funerea e un Avril Lavigne meno squillante e più cresciuta. La Grey cerca di barcamenarsi tra i numerosi featuring e questa ostentata tristezza di fondo, anche nelle liriche, appare per nulla sincera: Don’t Look Down è un assembramento di brani perfetti per relazioni finite male ma nulla di più, uno scontato pacchetto di toni trascinati, quasi a voler rendere ogni singola parola una lama affilata.
Si parte con Back From The Dead, con i featuring del rapper Big Sean e del batterista dei Blink 182, Travis Barker: ballata al pianoforte, contrassegnata da un ritornello hip hop, simile alle produzioni dei primi anni Duemila di Timbaland, che si risolleva un po’ con la strofa di Big Sean, ma stride con la vocina della Grey. Final Warning, uno dei potenziali singoli, è il brano di gran lunga migliore dell’album: sorretto da una chitarra acustica e da liriche risentite verso un amante violento, la crudezza delle immagini create contrasta positivamente con la placidità della struttura musicale (You keep throwing punches but you won’t win this fight/You’re just fucking yourself when you don’t read the signs/I’m going to the kitchen, coming back with a knife/ ‘Cause i’ve had enough this time). Wear Me Out è uno swing pop pianistico risentito migliaia di volte; Religion è una scopiazzatura, condita con le solite pulsazioni black, di Taylor Swift o della Lavigne. C’Mon Let Me Ride, con un sample – ahinoi – di Bicycle Race dei Queen, vanta la collaborazione di Eminem: teoricamente concepita come quello che sarebbe dovuto essere il brano di successo, fortunatamente è stata snobbata da tutte le charts. Seguendo la falsa riga di Stupid Girls di P!nk, anche nel videoclip, è un tremendo tentativo hip pop di parodia dei luoghi comuni della black e pop music, tutto giocato sulla sfera sessuale, a partire dalla bicicletta del titolo. Imbarazzante e da dimenticare al più presto. Le successive Sunshine e Pulse scorrono via senza lasciare nulla: forse la seconda è leggermente più identificabile per un’aura di “mistero”, anche se molto plastificato. Glow In The Dark si risolleva un po’ con gli archi che arricchiscono la medesima struttura pianoforte- strumentali hip hop alla Dr. Dre. Shit, Man!, in compagnia della rapper Angel Haze, non si allontana dalle atmosfere di tutto ciò che abbiamo finora ascoltato, così come Clear Blue Sky, dove a cantare sembra Rihanna. Tower (Don’t Look Down) lambisce i territori del pezzone pop rock FM, retto da chitarre elettriche, mentre la conclusiva White Suburban è una ballata acustica solo retta dal pianoforte (Sarah McLachlan docet), senza orpelli di alcun tipo, che ci mostra che la ragazza ha talento, ma che, almeno in questo Don’t Look Down, è stato usato male.

Label: Interscope
Anno: 2013

Tracklist

01 – Back from the Dead
02 – Final Warning
03 – Wear Me Out
04 – Religion
05 – C’mon Let Me Ride
06 – Sunshine
07 – Pulse
08 – Glow in the Dark
09 – Shit, Man!
10 – Clear Blue Sky
11 – Tower (Don’t Look Down)
12 – White Suburban

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato!

Puoi usare i seguenti tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>