«

»

apr 14

Professionalità ed autoproduzione

Fabrizio Testa

a cura di Christian Panzano

Se non per lungo tempo almeno per un tratto di strada, alcuni prodotti musicali lasciano un segno, come nei vinili di un tempo, che difficilmente va via. Mastice, di Fabrizio Testa è uno di quei casi. La forza della parola, anche gridata, che ha proprio voglia di emergere dal buio e l’istinto che marca ogni nota e sussulto nel pentagramma dei pensieri. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore.

 

 

  • In mastice emerge subito una voglia di comunicare. Che siano l’assurdo, il colloquio o semplici pensieri che vagano nell’aria, metodi o escamotage per esprimere un’urgenza di comunicazione, il tentativo inevitabilmente permane. Quanto può essere importante la musica per le relazioni sociali?

La musica per me è importantissima perchè è una delle principali e prime forme di comunicazione e spesso, per relazionarsi, puó essere l’arma vincente, soprattutto in questi anni. Unisce le genti, le culture diverse e supera i banali schemi della mera conversazione quotidiana.

  • Credi possa esserci una scorciatoia per realizzare buona musica, oggi che impazza la tecnologia, il do it yourself oppure il segreto sta sempre nel lavoro duro vecchia maniera?

Forse la chiave giusta è la vecchia maniera (professionalità) abbinata all’autoproduzione. Quindi un lavoro di qualità totalmente autoprodotto o supportato da quelle label che preferiscono, come fine, il risultato al guadagno. Sicuramente oggi molti ragazzi, rispetto ad un tempo, registrano il loro brano al pc, lo infilano quindi su internet perdendolo poi nella marea dell’indipendenza virtuale. L’idea migliore è quella di far girare il più possibile la propria musica utilizzando i vecchi sistemi (cd, vinili, cassette), suonandola dal vivo, senza rimanere tutto il tempo dietro un computer.

  • Quanto sono importanti i ricordi nelle tue canzoni? Io sinceramente mi sono ritrovato molto nel testo di senza orfanità. Ti senti italiano o un cittadino del mondo?

I testi sono molto importanti perchè riflettono, anche se occultati, i miei stati d’animo e la mia vita. Marco Pierantoni ad esempio è il ricordo di un amico con cui ho condiviso moltissime esperienze e che poi è scomparso senza lasciare traccia alcuna. Mi sento cittadino del mondo, vivo in Francia, non nascondo il mio amore per il viaggio e spesso rimango deluso da certa mentalità nostrana. Ma non rinnego la patria, comunque un paese meraviglioso malgrado le evidenti problematiche. Senza orfanità invece è un testo che parla del lavoro di Patrizio Di Massimo, un artista contemporaneo di Iesi che racconta, tramite installazioni e pittura, il nostro passato colonialista. E’ stato uno dei finalisti del Maxi 2012.

  • Parlaci della Tarzan Records, come è nata e perchè?

Tarzan è nata da un’idea avuta insieme ad Andrea Dolcino, un caro amico. Dopo la mia partenza per Parigi volevamo dare un seguito ad un sogno, l’idea di una label che cercasse, in qualche modo, di uscire dagli schemi (solo vinili, pochissime copie, un disco all’anno, artisti differentissimi) e dai soliti giri underground. Abbiamo pensato ad artisti outsider ed estremi che proponessero davvero cose diverse. Per esempio il disco di Giovanni Succi, un lavoro per sola voce che recita poesie (forse l’ultimo disco del genere è uscito negli anni ’70).

  • In che stato di salute è il music businness in Italia secondo te? Raccontaci della tua esperienza personale.

Non me ne intendo molto. Direi produttivo ma estremamente precario. Si è sempre fatto fatica a vivere di musica e solo chi rinuncia a tutto per essa puó avere la meglio. La mia esperienza prima di Tarzan e di questo Mastice è quasi assente. Ascoltavo tanto e tutto quello che reputavo interessante. Da qualche anno ho dato anche vita al progetto Il lungo addio, canzoni folk sulla romagna oscura; suono spesso dal vivo e pubblico quasi sempre cdr o 7”.

  • Come è nato Mastice, quale è stata l’urgenza che ti ha spinto a produrlo?

Mastice è nato proprio dall’urgenza di voler raggruppare in un breve disco tutti i miei gusti musicali (jazz, elettronica, cantautorato, ambient, wave) abbinati a testi scritti ad hoc per l’occasione, nei quali ho cercato di delineare esperienze, motti, racconti. Ho poi impreziosito il lavoro grazie ai numerosi ospiti e cercato un artwork originale, merito della stilista Elisa Alberghi che ha confezionato le 100 copertine a mano!

  • Ritornando sulla questione “professionalità”, secondo te, si può ancora “campare” di musica?

Certo, bisogna avere un prodotto valido da presentare al pubblico, suonare dal vivo e soprattutto rinunciare a tutto per essa. Campare solo con le vendite dei dischi è impossibile. Io non amo molto le rinunce e per questo lavoro in un settore che con la musica non ha niente a che vedere.

  • Ascoltando il disco ho avuto una forte sensazione poetica o nel complesso un senso di intrigo tra la natura delle cose e la musica, come compenetrate in un unico blocco armonico. Che sensazione ti dà risentire Mastice fuori dallo studio di registrazione, magari a casa mentre ti rilassi sul divano o robe simili?

Le tue parole mi fanno davvero molto piacere e ti ringrazio. Io non ascolto molto il disco. Penso sia un disco riuscito, almeno per me. Era l’obiettivo che volevo raggiungere e credo di esserci in qualche modo riuscito. Ascolto tantissimi dischi quasi tutti i giorni. Penso che sia fondamentale, per un musicista professionista e non, ascoltare tanta musica e sarebbe triste se non fosse cosí. Al momento sono rimasto incantato dall’ultimo lavoro di Paolo Angeli, il miglior chitarrista italiano. Davvero sorprendente.

  • So che vivi a Parigi. com’è la Francia per un musicista? è sempre l’eldorado, una volta meta di grandi artisti o il mondo è ruotato di 180 gradi anche da quelle parti?

Parigi è una città che offre la stessa scena di Milano, Berlino o New York. Puoi trovare il concerto di musica sperimentale in uno squat come il grande show di Leonard Cohen a prezzi salatissimi. Non è più la meta degli artisti di un tempo (Hemingway, Pound): oggi di loro trovi solo i bar che frequentavano, invasi da improbabili turisti. E’ peró una città incredibile dal punto di vista architettonico.

 

  • Progetti per il futuro?

Il nuovo disco de Il lungo addio, in uscita per maggio.  La nuova produzione TarzanRecords, Dany Greggio, un cantautore italiano e un talento incredibile in un disco in vinile in sole 100 copie, registrato solo su un lato. Poi a Parigi una serie di date con una formazione a tre (insieme al pittore Laurent Degonville e Jerome Plessy  ex bassista degli No one is innocent, una delle storiche formazioni francesi del grunge anni ’90). Chissà, se avró tempo lavoreró per dare un seguito a Mastice.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato!

Puoi usare i seguenti tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>