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feb 10

Elara – Soundtrack for a quiet place

a cura di Christian Panzano

Prima di ascoltarli, ho pensato con tutta onestà si trattasse di concretismo orchestrato, stando al titolo, ma Elara è post metal. Vorrebbe dire il presente futuro di Luigi Cerbone? Forse, visto la volontà precisa del chitarrista di ricollocare geograficamente i suoi parti sonori. ma io non minimizzerei come non enfatizzerei. A conti fatti chi ha l’ardire di esporsi dopo una discreta esperienza in ambito metal e/o hardcore (Mildewed, When Robins come back) producendo 3 tracce di siffatta intensità emotiva merita lo spazio e il tempo giusto per essere ascoltato. Al di là della lunghezza dei brani, al di là di cosa uno ci mette dentro (dalla sinfonia progressive a un drone di acciaio inox inossidabile) non conta. Un combo di tutto rispetto gli Elara, con un loro strepitio unitario. Vengono dalla Toscana e in particolar modo da Riparbella in provincia di Pisa. Ragazzi ma quanta voglia avete di scappare? C’è un senso di fuga nella vostra voglia di fare musica? Con sincerità credo che voi vogliate rimanere a Riparbella e dintorni anche perchè quello che fate è ultra figo in un paese di 1300 anime, almeno stando a ciò che dicono i creative commons. Però una via d’uscita io la progetterei fossi in voi.  Scherzi a parte, credo che quest’operetta prima debba dare merito al mastering di Greg Calbi e alla Fluttery records, loro fiduciari che hanno reso impeccabili i pezzi, riorganizzandoli su un sentiero essenzialmente ancora metal, ma con lapislazzuli di loop e vibe epidurali. Un riferimento per semplificare? Come far incontrare i Dream Theater prima fase con i Neurosis assoldando a nume tutelare del fraintendimento un Brian Eno o un Klaus Shulze o un Demdike Stare, fate vobis. Diciamo un primo tentativo di fuga da Alcatraz almeno. Luigi a parte, che comunque ci mette del suo a far sentire questo dio metallo in sottofondo, diciamo un dio che è diventato minore e che ormai glorifica la dea elettronica (insomma è sempre una questione di donne) gli altri due componenti sono Alessio Tozzini al basso e Vincenzo Barbone alla batteria. Quest’ultimo in special modo credo sia l’elemento su cui più farebbe perno il gruppo. È lui l’asse sonoro e ritmico, è Barbone che regge il disco. Capita sempre in un progetto simile e mediamente non è mai il bassista, a meno che il bassista non sia anche prima voce, ma qui la voce è muta. Le bassline seguono professionalmente i rullanti e le pelli screpolate dal batterista con fare seducente, ma non certo esuberante. Poco male e il buon Tozzini il suo comunque lo fa. Etichettare gli Elara diventerebbe scontato e soprattutto non è quello che loro vorrebbero. Hanno i gradi giusti per puntare ad una maggiore profondità del loro linguaggio musicale. Basta che non sia math o avant o post qualcosa. In definitiva sciogliete i muscoli, uscite dal ghetto e il gioco è fatto.

Anno: 2013
Label: Fluttery Records

Tracklist

1-Me and you under the aurora boreal
2-We are infinite
3-Seljalandsfoss

16 comments

  1. Federico

    ma chi l’ha scritta questa recensione? carlo maria rogito?

  2. Anto

    Sei un incompetente assoluto. Rinuncia alla musica. Hai scritto delle cose fuori di testa.

    1. closer

      Piano con le offese.
      Non mi sembra sia il caso di prendersela contro chi ha dedicato tempo e spazio a questo gruppo.

      1. Anto

        Tempo speso bene. E si vede. Le webmagazine che danno facoltà di parola a recensori come questo sono il male della musica italiana. Non sono stato offensivo, ho utilizzato i termini giusti. Vi esponete chiamando a recensire un incompetente di questa portata danneggia le band e offende la dignità di chi scrive SERIAMENTE di musica. Aprite una piadineria e parlate di salumi, santiddio.

        1. closer

          ci esponiamo chiamando a recensire gente che scrive, ascolta e mangia musica tutti i giorni.
          ti consiglio di andare a dare un’occhiata a tutto quello che ha prodotto christian negli ultimi mesi su queste pagine. ma dubito che lo farai perchè ti interessa solo quello che vuoi vedere o che pensi tu.
          leggendo la rece infatti la band non ne risulta minimamente danneggiata. anzi se non sbaglio c’è scritto che sono “un combo di tutto rispetto”.
          non ci stanno critiche od offese particolari come quelle che stai scrivendo tu intutilmente.
          quindi imparate a leggere prima di scrivere.

          1. Anto

            Ma la fai finita?
            Post-metal? Neurosis? Dream theatre?
            Mangiate musica, ma non l’ascoltate.
            Ho letto altre recensioni e sono altrettanto agghiaccianti,
            spero vivamente che i vostri lettori non vi prendano sul serio.

          2. closer

            stai bene così, ciao.

  3. Elisabetta

    Ciao ragazzi. Io ho ascoltato Elara e non ho visto queste grandi affinità con il post metal o riferimenti a Dream Theater. Per favore ascoltate meglio i dischi e fate attenzione alla grammatica.

    1. Federico

      si in effetti concordo anche sulle affinità musicali poco azzeccate. il blog musicale di carlo maria rogito poeta del male mi ha fatto proprio ridere. buona domenica!

  4. Luigi, ma da oggi Luca

    Ciao, sono Luigi (Luca?) il chitarrista della band.
    Volevo prima di tutto ringraziarvi per lo spazio concessoci.. volevo solo fare un appunto su dei riferimenti, a mio parere, un pò azzardati.
    Sto parlando del genere etichettato come post-metal e della vicinanza ai Dream Theater prima fase con i Neurosis.
    Personalmente penso che chiunque legga questo pezzo e non abbia mai avuto a che fare con la musica della band di cui faccio parte, ne risulta fuorviato e s’immagina tutt’altro rispetto a cosa realmente suoniamo.
    Di post-metal sinceramente non ne vedo traccia. è semplicissimo post-rock che strizza l’occhio addirittura a sonorità pop, se proprio vogliamo azzardare.
    Delle band sopracitate, sinceramente, nemmeno l’ombra.
    Al lettore della webzine direi più Sigur Ròs e Caspian, giusto per fargli avere un quadro più verosimile.
    Con questo invito voi e i lettori a dare un ascolto a due dei tre brani pubblicati:

    Me and you under the Aurora Borealis: http://www.youtube.com/watch?v=fndScdYH11s
    We are infinite: http://www.youtube.com/watch?v=tIv2piuWJVE

    grazie per lo spazio.
    un saluto,
    Luigi

    1. Umberto Profazio

      Ciao Luigi, scusa per l’errore del nome, l’abbiamo appena rettificato.
      Sul genere musicale Christian avrà avuto le sue ragione per scrivere queste cose.
      E penso che ne potete parlare in maniera civile, come hai appena fatto tu. E non offendendo come invece hanno fatto altri.
      Le critiche siamo noi i primi a farle, ed è giusto che le riceviamo quando è il caso.
      Ma le abbiamo sempre fatte nei limiti della decenza, senza offendere il lavoro degli artisti e delle band, per esempio scrivendo che hanno fatto un disco di merda e che farebbero meglio a cambiare mestiere.
      Grazie per la segnalazione ed a presto.

      1. Danilo

        Avrà avuto le sue buone ragioni per scrivere questo. Era sbronzo.

      2. Luigi

        Buongiorno Umberto, figurati, le critiche son sempre ben accette, fanno parte del gioco e nessuno si è sentito offeso. davvero.
        Non sono qui a giudicare il lavoro di Christian, ci mancherebbe. ho voluto solo puntualizzare su alcuni passaggi critici che, a mio parere, sono veri e propri errori che potrebbero fuorviare il lettore. Descrivere noi come post metal a metà strada tra i Dream Theater e i Neurosis è come descrivere Bruce Springsteen come un incrocio tra Bon Jovi e Vasco Rossi.
        Quello che suoniamo ha davvero poco a che vedere con il genere e le band sopra citate, ma sono sicuro che Christian avrà avuto le sue buone ragioni.
        È per questo che ieri ho invitato pubblicamente, lettori e redazione, all’ascolto dei brani.

        Grazie ancora dello spazio,
        Luigi

        1. Ricky

          Scusami Luigi, il paragone tra Bruce Sringsteen e Bon Jovi con Vasco Rossi lo trovo fuorviante, perché stiamo comunque parlando di un rock bene o male più classico, che utilizza in modo diverso, ma neanche troppo, gli stessi canoni compositivi.

          A me il vostro disco non fa impazzire, se devo essere onesto, ma questo ha poco senso… avvicinarlo ad una band che amo come i Neurosis però mi sembra offensivo nei confronti della capacità critica di noi lettori
          (figuriamoci quanto sono calzanti i paragoni con i Dream Theater!).

          A mio parere questo articolo dimostra oggettivamente di non aver mai ascoltato i vostri pezzi, non averli compresi e non aver analizzato quali possono essere i punti di forza o i punti deboli che questo EP può avere (è comunque un ottimo lavoro, nonostante non sia nelle mie corde, intendiamoci).

          Poi scusate, mi rivolgo a closer e al signor Profazio:
          con quale criterio giudicate lo stato emotivo/emozionale che la band esprime nella loro musica senza conoscere minimamente chi la compone?
          Chi ha stabilito la loro voglia di fuggire e il loro apparente disagio (che traspare dalle parole del recensore)?

          Una recensione non dovrebbe indicare che impressioni la musica ha suscitato nell’ascoltatore che scrive e gli eventuali punti focali della scrittura compositiva?

          Personalmente non si capisce neanche troppo se per il signor Panzano questo è un buon disco o no.
          È come se dovesse spegarci la ricetta del torrone senza averlo mai assaggiato.

          Avete perso sicuramente un possibile lettore.
          Cordiali Saluti,
          Ricky G.

          1. closer

            Ciao Ricki,

            il signor Profazio ed io (che siamo la stessa persona, quindi posso parlare a nome di entrambi) vorremmo precisare alcune cose.
            1. Rileggendo per l’ennesima volta la rece di Christian non trovo giudizi negativi sul disco del genere “il disco non è suonato bene”; “le canzoni sono deboli”; “sono degli incompetenti”; “farebbero meglio a cambiare mestiere”.
            Anzi, riporto le seguenti citazioni: “producendo 3 tracce di siffatta intensità emotiva merita lo spazio e il tempo giusto per essere ascoltato”; “Un combo di tutto rispetto gli Elara, con un loro strepitio unitario.”; “Scherzi a parte, credo che quest’operetta prima debba dare merito al mastering di Greg Calbi e alla Fluttery records, loro fiduciari che hanno reso impeccabili i pezzi” ed altre sparse per la rece. Quindi dalla lettura e dalla connessione logica delle parole dovremmo desumere che il disco non gli è dispiaciuto.
            2. Sui riferimenti ed i generi, ripeto ne possiamo parlare. Non ho ascoltato il disco, l’ha fatto Christian e se gli andrà di rispondere e di spiegare perchè ha scritto determinate cose ed ha tirato fuori determinati nomi lo farà certamente. Ma ciò non consente a nessuno di offendere il suo lavoro e la sua persona solo perchè non vi piaciono gli accostamenti. Le critiche le accettiamo, ripeto, siamo noi i primi a farle. Ma senza esagerare.
            3. Una recensione è il prodotto di una persona con il suo background musicale, le sue ispirazioni, le sue fantasie e la sua immaginazione. E’come ti rapporti ad un disco ascoltandolo: vi sono innumerevoli modi di scrivere una recensione. Magari rapportandolo al sentimento di chi suona, al perchè abbia voluto suonare in una certa maniera. In questo caso Christian parlava della fuga e della voglia di scappare della band. L’ascolto gli avrà dato queste sensazioni. Magari gli avrà dato una sensazione positiva, mentre altri (come te) ne danno una negativa, questione di punti di vista. Se volete un prodotto asettico basterebbe un comunicato stampa e siamo apposto. Magari lo potrebbe scrivere direttamente la band o la loro etichetta.
            4. Se la rece non è piaciuta, pazienza, ce ne faremo una ragione. Così come ce ne faremo una ragione se dovessimo perdere qualche lettore. Vi stanno innumerevoli altre webzine che vi soddisferanno sicuramente di più.

            Saluti,
            Umbo

  5. Luca

    Ma non vi vergognate di quello che scrivete? Che merda di recensione è?

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