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gen 30

Karma To Burn + Black Rainbows + Elephante @ Sinister Noise

Roma, 22 gennaio. Una notte gelida quella nella capitale, un martedì anonimo, come tanti altri. Raggiungiamo il Sinister a bordo di una Bonneville old style; il freddo si inerpica nelle nostre viscere fin dentro le ossa, 20 minuti interminabili  che poi scopriremo saranno ricompensati da una serata ben fuori le riga. Appena fuori l’ingresso i coraggiosi fumatori metallari ci avvertono che lo spettacolo sta per iniziare e dopo i saluti di rito ci rechiamo velocissimamente nella sotterranea sala concerti del locale. L’organizzazione del Sinister, nota per offrire live hard-psych, stasera ci regala una tripletta di tutto rispetto.

Karma To Burn @ Sinister Noise. Photo by Carlo Alberto Riolo

Gli Elephante, giovane e promettente band di Latina, inaugurano la serata. L’ambiente è ancora freddo, lo sparuto pubblico ascolta diligentemente il sabbathiano sound proposto lasciandosi trafiggere inerme dai riff selvaggi. Dopo all’incirca una mezzora di chitarre sparate come mitragliatrici, a sorpresa, il palco viene conquistato dai Rozbub. Altrettanto giovane band svizzera, che scopriremo accompagnerà i Karma To Burn nel corso del loro tour, anche i Rozbub appartengono alla galassia generazionale dell’hard-rock più becero. I loro pezzi trivellano i timpani di un pubblico ancora tramortito e il loro suono, nonostante la giovanissima età, appare maturo e già ben definito. Non ha paura di mettersi in mostra il trio elvetico, il quale esprime oltre ad una spiccata originalità anche un’ottima capacità tecnica. Nell’intermezzo del cambio palco gli astanti approfittano della “risposta rock’n’roll all’austerità” offerta dal Sinister Noise in virtù della quale più bevi e meno paghi (bello no?). Noi ci adeguiamo e ingurgitiamo la nostra beneamata bevanda ambrata. L’ambiente appare surriscaldarsi allorquando i “conservatori” Black Rainbows imbracciano i loro “fucili”; reduci da un omonimo vinile 7”, essi portano il blues-rock alle sue estreme conseguenze attraverso groove mostruosi, riff imbufaliti, canto poco modulato, battito da dinosauro della batteria. Le conturbanti sinfonie dei Rainbows sono però anche capaci di adagiare infinite suite degne dell’acid-rock più melodrammatico le quali sembrano discendere direttamente dal deserto della California meridionale. Li abbiamo definiti “conservatori” senza però utilizzare l’accezione negativa del termine e consapevoli del fatto che riuscire a tenere fedeltà a dei precisi canoni stilistici ai livelli a cui lo fanno loro, è spesso molto più difficile che sconvolgerli quei canoni stilistici. E perciò siamo convintissimi del fatto che i Black Rainbows sono una delle band migliori nell’attuale panorama hard-psych. L’esibizione dei Rainbows termina con una suite vorticosa che ci lascia a bocca aperta e visto che ormai la sala concerti è colma e le nostre gole si sono seccate per via della calura, ci rechiamo a bere l’ennesima cerveza.

Karma To Burn @ Sinister Noise. Photo by Carlo Alberto Riolo

Dopo poco meno un quarto d’ora i protagonisti della serata si impadroniscono della scena. I Karma To Burn, in trincea da oltre 15 anni, si caratterizzano per unico continuo muro di suono; i riff si sviluppano lentamente ma immani e iper-distorti attorno a melodie depravate, privi di qualsiasi gesto virtuoso e di qualsivoglia ambizione artistica. Il drumming è pirotecnico e potente e orientato verso musicalità sempre più rozze. I fumi dell’alcool e della depravazione si impadroniscono dei kids e la violenza, non solo musicale, prende il sopravvento. Del resto che concerto hard sarebbe senza del sano e salutare pogo!? Le persone bivaccano da una parte all’altra della sala trascinati dai mammuth-riff dei Karma e si fermano solo durante le session psichedeliche e più “tranquille” della band. A fine concerto il banchetto del merchandising viene letteralmente svuotato, mentre i più affezionati rubano scatti e autografi ai loro beniamini. Prima di andare via beviamo l’ultima birra con una vecchia conoscenza e mentre cavalchiamo la nostra Bonneville per tornare nei nostri tuguri, siamo solo consapevoli del fatto che ci aspettano altri 20 minuti del gelo di cui sopra.

Grazie a Carlo Alberto Riolo per le sue epiche fotografie.

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