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gen 19

Sula ventrebianco – Via la faccia

a cura di Christian Panzano

Sono campani, fanno vibrare i polsi e le arterie del cuore, sono eloquenti e lavorano duro per ottenere la loro fetta di autorevolezza nel pulviscolo scenario indie italiano. Sono al loro secondo parto (dopo un promo pubblicato da Subcava Sonora) dal titolo espressionista Via la faccia con Ikebana records. Si parte con Strappi alla carne, un divertissement rispetto al resto dell’album. Le ritmiche preannunciano l’apocalisse, ma è solo un ombra vacillante che riecheggia nel libeccio surf noise. Run up è Teatro degli orrori promiscuo, Litfiba desaparecidos, come dire pizza margherita con doppia massa. Stoner comunque duro e bassi che veleggiano grunge, pestati come una Wodka maracuja. Ciò che si intuisce dai plots è una scrittura abile, ma pericolosa e una voce ben calibrata che non cade maniacale. Poi giù granitico con La peste, pezzo devastante, indubbiamente un live act d’eccezione. Qui la ritmica tiene il tempo in uno stato di perenne concitazione, come sentire una radio che gracchia per qualche minuto in un loggione e poi la nebbia con gli abbaglianti dimenticati accesi. Infine un rollio per tenere a bolla il timone. Uomini feroci d’amore del nero è puro rock Motorhead da divertirsi. Stessa postura per Oca mia, solo meno vintage: un quadro pastello nero pece e rosso vermiglio da Queens of the stone age. I ragazzi hanno brutalità da vendere e ferri battuti da mitragliare nei timpani. Ma Oca mia svela anche una disincantata inclinazione, da Teatro degli orrori per l’appunto, nell’unire cantautorato (direi Bennato in questo caso ma non solo) e garage punk longitudinale. Erosa lancia dardi all’audacia persino cocente d’estasi per rimpolpare con semi di latinamerica e rifferama. Voce ancora a raggiungere cuspidi e prosa leggera di chi sa scrivere metafisico e pugnace sulla stessa strada che conduce alla dignità. Giri di corde passive libere, accordi ribelli e righe di terrore superbo e in poche sillabe abbiamo largo al re. Riascoltatelo tre volte almeno, è il pezzo più bello del 2013 italiano indie che riprende la wave di Fiumani di “anni luce”. Viene una gran voglia di prendere un basso e seguirli negli ultimi istanti della traccia. Ragazza muta è un po’ una caduta di stile secondo me, ma si può perdonare. Dopo tutto nessuno fa mai l’album perfetto. Via la faccia inizia smunta come i Cure di Wish vent’anni fa, con note oblunghe di chitarra e armonie notturne a cui segue la batteria che ragiona screziata. Sembra tutto troppo pulp e invece rientra la prosa asciutta “oggi non riesco più a sentire il pizzico”, la chitarra piange e si spegne nel buio più ricercato e poi “ho trascorso notti ad osservare acquari e volevo tanto entrarci dentro” . Pochi stralci dal loro arsenale di parole che esprimono la quintessenza di questo gruppo campano alle prese con una anabasi sociale sui mali del mondo. Il violino finale configura tutto questo rincorrere di ossa e guerre, ma deraglia poi in altri lidi. Con 32 denti ci si rallegra. Nasce trip hop, ma appresso è Soundgarden dei più ruvidi, è Sula Ventrebianco insomma. “Muri non mi crollano più addosso, navigo sulla pelle stesa come un sogno, scoppierà anche il mare per sentirsi un po’ più blu”. Bravi ragazzi! Tutto ricorda un po’ Rebel without a cause e quella locandina con James Dean che mani in tasca se ne frega del mondo piovoso e delle sue vene uggiose e ridicole e farinose. Il caro idillio ha le ore contate, ma nulla è perso per sempre. Alla fine non rimane che uno scheletro di burro ricoperto di squame, una voce che sussurra di volersi  sentire amata e rondini nel cielo più livido che volano verso altre rene pallide, grida di terrore eterno e inferni maledetti dove della terra rossa rimane a galla nonostante tutto. Una scrittura nervosissima, poetica, raffinata a tratti, iperbarica quando vuole, slabbrata quando ciò è richiesto. Il metal finale ricorda a tutti che se c’è qualche speranza di riuscita per il mondo di oggi, meglio tenersela cara, prima che l’apocalisse distrugga quel poco che è rimasto in vita a cinguettare greve.

Label: Ikebana Records
Anno: 2012

Tracklist

1. Strappi alla carne
2. Run up
3. La Peste
4. Uomini feroci d’amore del nero
5. Oca mia
6. Erosa
7. Largo al re
8. Ragazza muta
9. Via la faccia
10. 32 denti
11. Scheletro

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