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Dellera. Il ritratto di un artista nella sua Colonna Sonora Originale

Photo Carlo Alberto Riolo

A volte capita che dall’ascolto di un disco si possano quasi immaginare l’artista, le sue emozioni, il suo passato, il suo stato d’animo al momento della scrittura,  il suo carattere.
Dopo aver incontrato Dellera per una piacevole chiacchierata, insieme a Rodrigo D’Erasmo, suo compagno negli Afterhours, abbiamo avuto la conferma che il suo primo album da solista, Colonna Sonora Originale, è uno di questi dischi.

 

 •    Roberto, ascoltando Colonna Sonora Originale si ha quasi l’impressione di leggere la tua carta d’identità, mi sembra racconti molto di te. Dal punto di vista musicale ad esempio emerge un forte stampo inglese e leggendo la tua bio ho avuto conferma dei tuoi lunghi trascorsi in Inghilterra. Fra i musicisti si pensa spesso a quelle zone come un El Dorado, di partire per cercare fortuna. Tu invece sei tornato.



Per quello che ho potuto constatare io l’El Dorado non esiste. E’ iniziato tutto perché stavo con una ragazza irlandese che per un anno e mezzo insegnò inglese in Italia, quando tornò a Dublino colsi l’occasione e la seguii.
 Lì venne a trovarmi Jason, amico e collaboratore inglese che conobbi a Parigi e col quale feci un paio di Interrail pazzeschi suonando un po’ ovunque; con lui decidemmo di formare una band, idea in cantiere da anni, e così via ad un altro trasferimento.

    •    E la ragazza di Dublino?


Eh, quella fu la nota dolente della faccenda! Non la prese molto bene…
 Così aspettai sei mesi per calmare le acque con lei e poi misi momentaneamente da parte la chitarra per comprare un basso ed iniziare come bassista nei Love Trip, la band di Jason. Esperienza importante e di discreto successo, poi, dopo due anni e mezzo, continuai in altre band una lunga gavetta, sempre in UK.

    •    Che differenze hai trovato rispetto a qui nel modo di fare e vivere la musica?

Non è così diverso, fondamentalmente è un paese più di rock ‘n’ roll rispetto a qui. Certamente ci sono più locali, etichette, più professionisti, la musica è più importante e tenuta in considerazione perché porta, o meglio portava, business. Inoltre il rock ‘n’ roll dopo essere nato in America è stato, per ragioni linguistiche, immediatamente integrato in Inghilterra, permeando fortemente nel tessuto sociale.
Ma soprattutto è un’attitudine diversa, in Inghilterra si dice: fatti una band e impara a suonare, così tutti iniziano molto giovani ed il fattore passionale, il sentimento e lo show sul palco sono molto importanti e spesso prevalgono sulla preparazione tecnica, ma non per questo con risultati peggiori, anzi… Da noi è un po’ il contrario, i musicisti sono molto preparati tecnicamente ma si inizia più tardi, anche se ultimamente la scena sta un po’ cambiando. Qui vedo molto antidivismo mentre nei paesi anglosassoni lo show è parte integrante della performance musicale.

    •    Emotivamente cosa c’è di diverso nell’iniziare questo percorso da solista rispetto a quando hai iniziato con gli Afterhours?



Guarda io la metto così: in Inghilterra ho sempre scritto cose mie, registrato musicassette e poi CD, che vendevo ai concerti, poi tornato in Italia ho conosciuto Manuel ed iniziato a suonare con gli After; è come se avessi sempre suonato da solo ed ora è uscito ufficialmente il disco, con la struttura e l’organizzazione di Martelabel alle spalle e quindi un modo più concreto di divulgazione del prodotto.
La grossa differenza è stata, quando sono entrato negli Afterhours, da un punto di vista logistico e di “lusso”: entravo che era già tutto montato, mi davano il basso in mano, dovevo solo preoccuparmi di rilassarmi in camerino e suonare. Il passaggio dal rock ‘n’ roll al business, se vogliamo, come è giusto che sia, in modo che l’artista si concentri sulla performance e sulla scrittura.

    •    Sia quello che mi stai raccontando sulla tua carriera, sia il nome del disco, Colonna Sonora Originale, suggeriscono una sorta di raccolta di brani scritti in tutti questi anni. All’ascolto però è tutto molto omogeneo, come hai scelto i pezzi? E’ stato fatto un preciso lavoro di riarrangiamento in fase di produzione?



Mi fa piacere che passi questo perché vuol dire che abbiamo lavorato bene. C’è stata una scelta nei brani, molti sono ancora in Inghilterra in alcune demo, poi quando ho chiuso l’accordo con Martelive ho lasciato da parte pezzi molto più rock ma anche un paio di brani più lenti che avrebbero addolcito e rallentato troppo il disco. 
Poi sì, molti sono stati remixati più volte prima di arrivare alle versioni fissate nell’album, è stata una gestazione piuttosto lunga e un po’ strana!
Uno dei pezzi che volevamo inserire è una cover di Harry Nilsson, col testo cambiato in italiano, ma non è stato semplice rintracciare gli editori americani titolari dei diritti e così abbiamo lasciato perdere per il momento.

    •    Con Il motivo di Sima non hai fatto una cosa simile?



Non esattamente. E’ un pezzo scritto da un mio amico e collaboratore, Mickey Greaney, non edito ufficialmente e quindi ho chiesto semplicemente a Mickey di utilizzarlo, mi deve ancora rispondere. E’ molto geloso di questo brano e mi sta facendo un po’ penare ma visto il nostro rapporto non ci saranno problemi… spero!

 •    Con che sentimenti o stati d’animo scrivi o trai ispirazioni? Il disco mi dà l’idea di molta leggerezza..

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Sì, in genere dò il meglio quando sono felice. Dipende anche da cosa decidi di trasmettere, magari hai anche pezzi più cupi ma non ti interessa trasmetterli in quel determinato momento. Volevo che il mio disco mi presentasse il più possibile e quindi per la maggior parte è molto leggero, ma ci sono momenti più seri, non sense, depressi, concentrati… come sono ogni giorno.

    •    Ami lei o ami me è non sense o…



Il testo è stato scritto da Diego Mancino, uno dei miei amici di più vecchia data. Aspetta, cerco il suo numero di cellulare così gli chiediamo cosa vuol dire…
 In genere non mi piace dare una spiegazione, se il testo è chiaro bene, sennò preferisco ci sia libera interpretazione. Non è detto che Ami lei o ami me sia necessariamente un triangolo erotico…

    •    Dal vivo ti presenti il più delle volte con Rodrigo al violino.



Non per scelta, avevo chiesto la Filarmonica di Berlino ma costava troppo… Lui riesce a fare da solo tutti e 50 gli elementi e quindi risparmiando abbiamo lo stesso risultato.
 Scherzi a parte, l’idea è di arrivare a presentare il disco dal vivo con una formazione elettrica completa, ma intanto ci siamo accorti che anche in due funziona molto. Essendo un disco non molto rock ma molto “di canzoni” ecco che in due riusciamo a rappresentare comunque molto bene quello che è la canzone nella sua sostanza anche con arrangiamenti più minimali.

    •    Ad Aprile uscirà il nuovo disco degli Afterhours, non rischia di avere poco respiro il tuo album da solista? O trascurerai gli After?



Eh ora vedremo… sarà un bel casino!

    •    Guarda che Rodrigo ti osserva vigile..

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Dai, può stare tranquillo, ci sarò. Per questo ora stiamo cercando di prendere più concerti possibili e andare tanto in giro, per poi concentrarci tutti per l’uscita del disco in Aprile, ci sarà tanto lavoro da fare.

3 comments

  1. Sasy

    we love you Roby!

  2. Luciano

    Ah robbé se torni in inghilterra portame co’ te!

  3. Emma Rodríguez

    Caro Robert, un giorno, vorrei fare un viaggio in Italia per ascoltare. La tua musica è molto buona!

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