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ott 01

Maraiton – Papa

Ecco la nuova uscita autoprodotta dei labronici Maraiton, con un titolo dal sapore decisamente clericale. Due bassi, due voci, una batteria e un fonico, Maraiton non è una band, come loro stessi dicono, ma un progetto di 5 persone che affrontano la scrittura dei pezzi in una commistione studio/live, sempre in evoluzione. L’anima di questo lavoro è prettamente lo-fi, mentre il malessere della provincia accompagna intermezzi catatonici ad esplosioni hardcore. Come dicevamo, abbiamo due voci che a tratti si sovrappongono, una, rauca e rabbiosa che grida le parole, quasi a voler sovrastare tutti gli altri suoni, l’altra più fluida che si sviluppa in un tono cadenzale. I riff sono ruvidi e potenti alla Jesus Lizard, la batteria è nervosa giusto a sottolineare la loro voglia di contrastare il nulla della provincia italiana. Andy fa da apri-pista, un monologo apparentemente non-sense, accompagnato dal rumore di un nastro (presumibilmente) cinematografico in sottofondo, mentre, sul finire, si fa strada un basso distorto che preannuncia l’arrivo della seconda traccia, Sissi. Qui è il math-rock che la fa da padrone, riff potenti che sembrano quasi suonati in loop si alternano ad arpeggi di marleniana memoria, mentre il pezzo si chiude in un simposio di distorsione e piatti. Si va avanti con Tagada. Anche qui i riff sono potenti, mentre tra uno stacco e l’altro si odono in sottofondo le voci dei ragazzi che ciarlano tra loro. L’album prosegue in un sali-scendi hardcore noise alla Big Black e momenti più sperimentali alla Slint in un connubio di follia e frustrazione. Lodevole è, invece, Dueminuti, nel quale l’anima sperimentale del progetto raggiunge la sua massima espressione. I suoni elettronici prendono il sopravvento sui bassi, evocando scenari di lande desolate dove un tempo c’era stato qualcosa che ora non c’è più. Il disco si chiude nel modo più violento possibile con la sfuriata hc di Tarantein interrotta solo nel mezzo da riff sincopati e ripetitivi.
È tutta una questione di prendere e di dare” (Tagada), purtroppo Papa ha più preso che dato.

Label: Autoprodotto
Anno: 2011

Track list:
01. Andy
02. Sissi
03. Tagada
04. Vodka
05. Bradipo
06. Mo To Seghe
07. Dueminuti
08. La Mosca
09. Tarentein

10 comments

  1. vale

    Mesa’ che ti e’ sfuggito qualcosa di questo disco. A me sembra un prodotto attualissimo, potente e sofisticato. Poi se non ti piace l’hardcore cambia genere. E vatti a vedere chi e’ andy casanova. Cmq sia le chitarre alla jesus lizard le hai sentite su un altro disco, perche’ come dici anche tu prima, nel gruppo non ci sono chitarre. E visto che e’ una questione di prendere e di dare, vai a vederli live, vedrai che qualcosa ti daranno. :) P.S. Cos’e’ un nastro cinematografico ?

  2. Albert

    Chiedo scusa per la svista. La redazione ha effettuato le dovute correzioni.

  3. Ric

    La redazione avrà anche effettuato le sue dovute correzioni, ma le ha effettuate in modo sbagliato (ci sono ancora dei refusi legati alla inadeguatezza di chi ha scritto la recensione).
    Poi, scusa se te lo chiedo, ma il disco ti è piaciuto o no? Sembra che tu non lo abbia neanche ascoltato. Non hai capito minimamente nulla dell’intento della band, delle canzoni e del loro sound, forse è per questo che non sei riuscito ad esprimere un giuduzio netto. Questa recensione non sembra parlare di nulla, un collage di impressioni già lette online, senza alcun approfondimento di sorta (oltre ad essere scritta in “italiese”).
    Conosco da tempo i Maraiton e posso confermare che tutto ciò di cui hai parlato nel disco non c’è, neanche nelle intenzioni; e per favore, prima di parlare di qualsiasi cosa preparati. Andy Casanova è un personaggio discutibile o meno, ma con una storia ed un bagaglio che avrebbero reso molto meno “nonsense” il monologo di apertura del disco. Questa recensione è un fail.
    Ps – Mi accodo a Vale, che cosa è un nastro cinematografico?

  4. admin@malgascio

    Allora, so che siamo nell’epoca del digitale, ma finché esisteranno i proiettori per pellicola i nastri cinematografici saranno i nastri di poliestere ( la celluloide è morta da tempo ) su cui sono impressi i fotogrammi e che formano le pizze. Non capisco perché la cosa vi sorprenda tanto. :)

  5. Ric

    Caro Malgascio,
    so benissimo che siamo nell’epoca del digitale ed è forse per questo che ti sei perso qualcosa.
    1.Quello che senti in sottofondo duranter Andy è il rumore di un proiettore, il nastro non fa alcun rumore. Sarebbe stato più “corretto” parlare di “scorrere del nastro”, ma queste sembrano pignolerie da niente considerando l’uso dell’italiano che è stato fatto in questo articolo.
    2.Il tuo “nastro cinematografico” si chiama pellicola. Prova ad andare in un laboratorio per richiedere di un nastro, presumibilmente ve ne daranno uno magnetico e che sicuramente non quello che intendi tu.
    3.La pellicola è un nastro in poliestere, ma nastro cinematografico non è un termine di uso comune e tecnicamente corretto.

    Pace e bene.

  6. closer

    Ciao Ric e ciao Vale.
    Abbiamo corretto gli errori non appena ce li avete fatti gentilmente notare nella rece. In più lo stesso Alberto si è scusato subito dopo, come potete benissmo notare tra i commenti. Il giudizio sul disco dei Maraiton espresso da Alberto non è assolutamente negativo come lo dipingete. A riprova di ciò il voto che lui avrebbe dato a Papa sarebbe stato 5/10. Mediocre sì, ma non pessimo. Finora non abbiamo messo voti ai dischi che recensiamo, ma proprio in questi giorni stiamo cercando di capire tra di noi se sia utile o meno inserire i voti, come facevamo nella precedente esperienza di MusicbOOm. Purtroppo questa polemica ci fa capire un sacco di cose in più sulle quali rifletteremo bene prima di prendere una decisione.

    Saluti,
    Umberto

  7. admin@malgascio

    Ma pace e bene a te Ric, non mi sono perso niente, rilassati. :) Ho frequentato abbastanza laboratori e sale montaggio a suo tempo da non stupirmi se qualcuno chiama “nastro” la pellicola, tutto qui. :)
    Per il resto, girando per siti di recensioni musicali da una decina d’anni, so che polemiche del genere sono inevitabili. Alberto deve prestare più attenzione? Bene, si farà le ossa. Di certo l’articolo non danneggia nessuno. Ragionando così altrimenti si finisce come Vasco Rossi, a far chiudere nonciclopedia per contenuti non graditi.

    Pace e bene ancora, davvero. :)

  8. Ric

    AHAHAHAHAH. Fate voi. Non mi interessa difendere il gruppo, che ci riesce benissimo da solo e non mi sembra si intervenuto al riguardo – anzi, ho visto che vi ha pubblicizzato pure su fb postando la recensione. Non credo che li abbiate danneggiati, penso solo che una recensione mal strutturata danneggi più che altro voi. Detto questo mi spiace di tutta questa polemica che porta solo una brutta immagine al disco dei conterranei. Ciao :D

  9. closer

    nessun problema. conosciamo i maraiton e li apprezziamo per il loro lavoro.
    abbiamo anche visto la loro pubblicazione della rece su fb. e non credo che il loro disco riceva una brutta immagine dalla rece.
    per quanto ci riguarda invece non penso che tutto ciò ci danneggi. considerando quello che abbiamo passato negli ultimi anni, abbiamo le spalle abbastanza grosse per superare ogni tipo di difficoltà.

    a presto,
    umbo

  10. Alberto

    Salve. Ho letto le polemiche che la recensione ha suscitato. Non mi aspetto che, leggendola, qualcuno la condivida o la apprezzi. E’ un punto di vista, una percezione, se volete, acerba, visto che è la prima che scrivo.
    Conosco Andy Casanova, ma non tanto da ricordare i suoi monologhi a memoria. Tuttavia non mi permetto di mettere assolutamente in discussione il suo valore (difatti quando faccio riferimento al monologo dico “apparentemente nonsense”), così come l’intento della band.
    In chiusura, il disco non mi ha entusiasmato (preciso che l’ho ascoltato per una ventina di giorni prima di scrivere qualcosa), poi, ognuno è libero di pensare ciò che vuole.

    Alberto

    P.S. Una pellicola cinematografica è un NASTRO di poliestere o di triacetato di cellulosa che contiene una serie di diapositive (fotogrammi), che vengono proiettate in successione tramite un apposito proiettore cinematografico.

    Sebbene non sia un tecnico, posso tranquillamente sostenere che le parole “pellicola” e “nastro” possono essere utilizzate come sinonimi. Chi ha volute intendere ha inteso.

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